Carissimi Parrocchiani,
abbiamo lasciato Mosè in procinto di dare inizio in Egitto alla missione liberatrice del suo popolo. Ora, Mosè è un uomo interiormente rinfrancato dai segni con cui Dio ha attestato la sua volontà di essergli accanto e di dargli la forza necessaria per presentarsi al faraone e intercedere a favore degli israeliti.
Il libro dell’Esodo riferisce che la richiesta da lui avanzata ha incontrato la risposta negativa del faraone. Non solo egli si rifiuta di sgravare gli israeliti dai lavori forzati e di lasciarli partire, ma addirittura ne aumenta il carico. In quel giorno il faraone diede questi ordini ai sovrintendenti del popolo e agli scribi: “Non darete più la paglia al popolo per fabbricare i mattoni, come facevate prima. Andranno a cercarsi da sé la paglia. Però voi dovete esigere il numero di mattoni che facevano finora, senza ridurlo. Sono fannulloni; per questo protestano: ‘Vogliamo partire…’” (Es 5,6-8).
Così, la mano del faraone diventa ancora più pesante sui figli di Israele al punto che la situazione diventa insostenibile e, pertanto, le persone più rappresentative del popolo prendono l’iniziativa di andare a reclamare dal faraone: “Perché tratti così noi tuoi servi? Non viene data paglia ai tuoi servi, ma ci viene detto: ‘Fate i mattoni!’. E ora i tuoi servi sono bastonati e la colpa è del tuo popolo!” (Es 5,15-16).
Il faraone, però, è irremovibile, così che lo scontento cresce tra gli israeliti e la protesta si leva anche nei confronti di Mosè e di Aronne: “Il Signore guardi a voi e giudichi, perché ci avete resi odiosi agli occhi del faraone e agli occhi dei suoi ministri, mettendo loro in mano la spada per ucciderci!” (Es 5,21).
Per Mosè è un momento di smarrimento e di profondo dolore. Ancora una volta vede profilarsi uno scacco alla sua buona volontà e generosità. Ora, però, Mosè è uomo umile che sta imparando a non far conto sulle proprie forze, ma su Dio che lo ha chiamato e inviato. Per questo chiede spiegazioni al Signore: “Signore, perché hai maltrattato questo popolo? Perché dunque mi hai inviato? Da quando sono venuto dal faraone per parlargli in tuo nome, egli ha fatto del male a questo popolo, e tu non hai affatto liberato il tuo popolo!” (Es 5,22-23).
Ed ecco la risposta puntuale di Dio: Il Signore disse a Mosè: “Ora vedrai quello che sto per fare al faraone: con mano potente li lascerà andare, anzi con mano potente li scaccerà dalla sua terra!” […] Allora gli Egiziani sapranno che io sono il Signore, quando stenderò la mano contro l’Egitto e farò uscire di mezzo a loro gli Israeliti!” (Es 6,1; 7,5).
A questo punto inizia il racconto di quegli interventi potenti di Dio – noti come le dieci piaghe d’Egitto – con i quali egli piegherà il cuore indurito del faraone e otterrà per gli israeliti il permesso di abbandonare l’Egitto e intraprendere la via del ritorno nella terra di Abramo.
Ma di questo vedremo la prossima volta.
Don Luigi Pedrini