22 Febbraio 2015

Carissimi Parrocchiani,

l’ultima volta abbiamo visto che Mosè, davanti al fenomeno strano di un roveto che brucia senza consumarsi, ha il cuore affastellato di tante domande a cui non sa dare una spiegazione. Potrebbe disinteressarsi e desistere dal cercare una risposta e, invece, decide di rendersi conto di persona di quello che sta accadendo.: “Voglio avvicinarmi a osservare questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia” (v. 3).

Mosè si domanda: “perché?”, come mai? Egli è un uomo ancora capace di interrogarsi e di lasciarsi inquietare dalle domande che si porta dentro. Sono passati parecchi anni da quando coltivava i suoi sogni giovanili. Ora è un uomo di ottant’anni. Eppure, non è un uomo che ha chiuso con la partita della vita, che ritiene di aver ormai compreso tutto e che la vita non possa più riservagli sostanziali novità. Mosè è un uomo ancora disposto a imparare.

Stefano nel discorso che ha tenuto poco prima di morire e che possiamo leggere nel libro degli Atti degli Apostoli (cfr At 5-7), riferendosi proprio a questo episodio, dice che Mosè davanti allo spettacolo che stava sotto i propri occhi “si meravigliò”, cioè “rimase stupito”. Dunque, Mosè in quel frangente si è lasciato prendere dalla meraviglia che è l’atteggiamento tipico del bambino sempre capace di interessarsi per qualcosa di nuovo.

“Voglio avvicinarmi”: gli esegeti fanno notare che il verbo ebraico ‘avvicinarsi’ (sur) letteralmente significa ‘fare una diversione’, ‘fare un giro lungo’. Dunque, questo verbo esprime la volontà chiara di rendersi conto di quello che sta accadendo anche a costo di esporsi alla fatica e a qualche rischio. Concretamente, per Mosè si trattava di lasciare la pianura dove stava pascolando il gregge, salire il sentiero e attraverso lunghi giri passare dal pianoro inferiore a quello superiore.

Mosè accetta la fatica dell’ascesa e anche il rischio che comporta: infatti, fare quella diversione voleva dire lasciare incustodito il gregge, salire sotto il sole e, forse, anche esporsi a qualche pericolo.

Tutto questo è, in ogni caso, rivelativo della giovinezza interiore di Mosè. Quantunque da quarant’anni viva nel deserto dove ha ormai una famiglia consolidata, è un pastore a tutti gli effetti e può sentirsi un uomo arrivato, ha resistito alla tentazione della rassegnazione e ha custodito un atteggiamento di vigilanza e di apertura ale sorprese della vita: Mosè è davvero un uomo pronto per una nuova infanzia spirituale, maturo per ricevere la novità che Dio sta portando nella sua vita.

Don Luigi Pedrini