Carissimi Parrocchiani,
a conclusione del commento di questo primo tratto della vita di Mosè che va dalla sua nascita all’incontro con Dio sul monte Sinai, ci lasciamo illuminare da una considerazione originale che traggo dalla Vita di Mosè di san Gregorio di Nissa, un padre della Chiesa vissuto nel secolo IV.
La sua riflessione ha una finalità eminentemente spirituale: vuole nutrire la nostra fede e stimolarci a rivivere in prima persona l’esperienza di Mosè. Infatti, dopo il racconto della nascita scrive: “La nascita di Mosè coincide con il decreto del faraone che ordinava l’eliminazione di tutti i bambini maschi. In che modo la nostra libertà imiterà questa circostanza fortuita?”
Dunque, si tratta per noi di imitare in certa misura la nascita ‘singolare’ di Mosè. Ma è possibile? Risponde in proposito san Gregorio: “Non dipende da noi, si dirà giustamente, imitare con la nostra nascita questa nascita così singolare”. E, tuttavia, aggiunge: “Ma questa difficoltà apparente, che sorge dall’inizio, non deve farci fermare”.
Ed ecco la sua originaria considerazione: egli distingue un ‘nascere’ che non dipende da noi (nessuno di noi ha deciso in prima persona di venire al mondo), da un ‘nascere’ che, invece, è opera nostra al punto che noi siamo – afferma san Gregorio di Nissa – “genitori di noi stessi”. Scrive: “Chi non sa che tutti gli esseri sottomessi al divenire non restano mai identici a se stessi, ma passano continuamente da una forma all’altra, a causa di un cambiamento continuo, che è sempre verso il bene o verso il male? Pertanto, essere soggetti al cambiamento significa nascere continuamente. […] Ma qui la nascita non è causata da un intervento esterno, come avviene per gli esseri corporali… Essa invece è il risultato di una scelta libera; e noi siamo, in un certo senso, i genitori di noi stessi, generando noi stessi nel modo in cui vogliamo essere e formandoci con la nostra volontà secondo il modello che scegliamo per il bene o per il male”.
Dunque, dipende da noi dopo essere nati che la nostra vita si orienti verso il bene che ci fa vivere oppure verso il male che ci porta alla rovina. È quello che già ricordava nell’Antico Testamento il libro del Deuteronomio: “Io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione. Scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza, amando il Signore, tuo Dio, obbedendo alla sua voce e tenendoti unito a lui, poiché è lui la tua vita e la tua longevità” (Dt 30,19-20). Nella stessa linea Gesù afferma che chi segue Lui che è la porta della vita “sarà salvo: entrerà e uscirà e troverà pascolo” (Gv 10,9).
Si comprendono, allora le affermazioni conclusive di san Gregorio di Nissa: “Così noi abbiamo la possibilità, nonostante l’opposizione del tiranno (al tempo di Mosè era il faraone; per noi è il mondo che vuole imporre la sua logica fuorviante), di nascere ad una vita superiore”.
Questa nascita se da una parte è dono di Dio (è Lui che apre davanti a noi la strada della vita), dall’altra è opera nostra: dipende dalla nostra libera scelta orientare i passi sulla via che conduce alla vita. Davvero – conclude san Gregorio di Nissa – siamo di fronte a “una nascita spirituale in cui la libertà opera come nutrice” (da: La vita di Mosé, di Gregorio di Nissa, II,1-4)
Don Luigi Pedrini