Carissimi Parrocchiani,
da qualche tempo a questa parte, ogni qualvolta abbiamo occasione di venire in chiesa, il nostro sguardo è attratto dall’immagine di Maria che abbiamo collocato su una delle colonne del nostro presbiterio.
Si tratta di un’icona raffigurante Maria col Bambino Gesù su uno sfondo tutto dorato. Benedetta durante la Messa solenne dell’ultima domenica di Maggio, ora è esposta alla pubblica venerazione di tutta la comunità.
Ho pensato sul foglio settimanale di concederci una pausa al termine della vicenda di Giuseppe, prima di metterci in ascolto della successiva vicenda che vede Mosè come principale protagonista. In questo intervallo voglio riprendere con voi le riflessioni con cui, nelle sere del mese di maggio, ho cercato di spiegare il significato dell’icona in generale e, in particolare di questa icona raffigurante Maria col Bambino Gesù.
In questa prima riflessione voglio ricordare le due ragioni fondamentali che giustificano, nella tradizione cristiana, l’utilizzo delle immagini sacre.
La prima ragione – è quella fondamentale – affonda le sue radici nel mistero dell’Incarnazione. Dio, l’Invisibile, Colui che è radicalmente diverso da noi, si è degnato di farsi uomo rendendosi così visibile a nostri occhi. Lo afferma solennemente san Giovanni all’inizio del suo Vangelo: “In principio era il Verbo […] e Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi: e noi abbiamo visto la sua gloria”(Gv 1,1.14). Da questo momento nella fede cristiana si è affiancata all’importanza della dimensione uditiva anche quella visiva. In altri termini: mentre prima sostanzialmente il credere dipendeva dall’ascoltare la Parola di Dio, ora, invece, il credere è legato anche alla possibilità di poter vedere grazie a Gesù il volto di Dio. Davvero a noi è stato concesso – come afferma san Pietro nella sua 2° Lettera – di essere “testimoni oculari della sua grandezza” (2 Pt 1, 16).
Questa iniziativa straordinaria con cui Dio si rende visibile ai nostri occhi viene incontro anche al desiderio profondo che ogni uomo porta in sé di poter vedere Dio “a faccia a faccia”. Oggi per il cristiano questo desiderio è diventato ancora più forte: vivendo noi in una società in cui l’immagine ha un posto di primo piano, siamo diventati ancora più sensibili alla dimensione del vedere e questo ha ripercussioni anche sulla nostra fede.
Il fatto che l’icona venga incontro a questa esigenza, costituisce la seconda ragione del suo valore e della sua attualità per noi.
Don Luigi Pedrini
Ecco il pane degli angeli, pane dei pellegrini,
vero pane dei figli: non deve essere gettato.
Con i simboli è annunciato, in Isacco dato a morte,
nell’agnello della Pasqua, nella manna data ai padri.
Buon Pastore vero pane, o Gesù pietà di noi:
nutrici e difendici, portaci ai beni eterni, nella terra dei viventi.
Tu che tutto sai e puoi, che ci nutri sulla terra
conduci i tuoi fratelli alla tavola del cielo.