23 Marzo 2014

San Leonardo Confessore (Linarolo), 23 Marzo 2014

Carissimi Parrocchiani,

siamo arrivati all’epilogo della vicenda di Giuseppe e sappiamo che quando si arriva alla fine di una storia si cerca sempre di ricavarne il ‘succo’. Al riguardo, due grandi indicazioni di rotta possiamo ricavare per il nostro cammino di fede.
La testimonianza di Giuseppe ci sollecita anzitutto a camminare verso la fraternità amica; in secondo luogo, a tendere alla sapienza autentica, quella sapienza che, secondo la Scrittura, è un dono che viene da Dio. Circa la prima indicazione di rotta credo che non ci sia altro da aggiungere a quello che già abbiamo detto; quanto alla seconda è, invece, utile fare qualche considerazione.
Nel libro della Genesi, a partire dal capitolo 40, Giuseppe emerge sempre più quale figura esemplare del ‘sapiente’, cioè come persona dotata della sapienza di Dio. Diversi sono gli ambiti in cui egli manifesta tale dono.
Un primo ambito è quello dei sogni: Giuseppe è il sapiente che interpreta i sogni. Durante la prigionia ha avuto modo di interpretare prima i sogni del panettiere e del coppiere; poi, quelli del faraone.
In questa capacità di discernimento Giuseppe ha fatto grandi progressi. Mentre quando era ragazzo raccontava i suoi sogni ai genitori e ai fratelli senza comprendere il loro significato e, anche per questo, è andato incontro a grandi sofferenze, ora che è diventato adulto ha acquistato la capacità di interpretare i sogni.
Con tutta umiltà e sincerità Giuseppe riconosce che l’interprete autorevole e veridico dei sogni, in realtà, è Dio e che lui può farsene interprete soltanto in forza della sapienza elargitagli da Dio stesso.

Riguardo all’atteggiamento da tenere nei confronti dei sogni, la Bibbia ha una posizione estremamente equilibrata: suggerisce di guardarli con molta circospezione. In una delle note di commento al testo biblico si legge: “Il sogno, come lo specchio, non mostra che un’immagine irreale, o ancora: il sogno non fa che mostrare ciò che chi sogna porta in sé, senza insegnargli di più e senza maggiori garanzie” (cfr. Bibbia di Gerusalemme, p. 1476). Dunque, non è conveniente fare affidamento sui sogni e, tuttavia, possono essere utili per capire meglio chi siamo, come afferma anche la psicologia.
Da questo punto di vista, Giuseppe è l’uomo che dopo essere passato attraverso sbagli, sofferenze e anche ingenuità, è arrivato a quella sapienza che gli ha permesso di comprendere se stesso e di aiutare anche gli altri a comprendere meglio la propria vita.

Don Luigi Pedrini