16 Febbraio 2014

San Leonardo Confessore (Linarolo), 16 Febbraio 2014

Carissimi Parrocchiani,

oggi giungiamo al termine del cammino pedagogico col quale Giuseppe si è riconciliato con i suoi fratelli. Dopo che si è fatto riconoscere, manifestando loro i suoi sentimenti di fraternità, li ha rimandati a casa dal padre Giacobbe, con l’invito a ritornare per stabilirsi in Egitto fino alla cessazione della carestia. L’incontro tra Giuseppe e il padre anziano è descritto in modo sobrio:

(Giacobbe) aveva mandato Giuda davanti a sé da Giuseppe, perché questi desse istruzioni in Gosen ( = Egitto) prima del suo arrivo. Arrivarono quindi alla terra di Gosen. 29Allora Giuseppe fece attaccare il suo carro e salì incontro a Israele, suo padre, in Gosen. Appena se lo vide davanti, gli si gettò al collo e pianse a lungo, stretto al suo collo. 30Israele disse a Giuseppe: “Posso anche morire, questa volta, dopo aver visto la tua faccia, perché sei ancora vivo” (Gen 46,28-30).

Il faraone accoglie la famiglia di Giuseppe con la massima disponibilità. I fratelli di Giuseppe vengono assunti dal faraone in qualità di sorveglianti sul suo bestiame, mettendo così a frutto la loro esperienza di pastori di greggi.

Rimane, a questo punto, un ultimo tassello a completare questa storia di riconciliazione. Per Giacobbe viene il momento di congedarsi da questa vita. Fa chiamare i figli e pronuncia su di loro oracoli che predicono il loro futuro e imparte le benedizioni proprie di un padre prima di morire. Quindi, ordina ai figli che, alla sua morte, il suo corpo venga sepolto nella terra di Canaan e, precisamente, “nella caverna che si trova nel campo di Macpela, di fronte a Mamre”, accanto ad Abramo, Sara, Isacco e Rebecca. E, così, sarà. Giuseppe e i fratelli, dopo la morte del padre, terranno fede a questa richiesta.

È a questo punto che viene ad aggiungersi l’ultimo tassello di questa lunga vicenda. Cos,ì riferisce il testo: I fratelli di Giuseppe cominciarono ad aver paura, dato che il loro padre era morto, e dissero:

“Chissà se Giuseppe non ci tratterà da nemici e non ci renderà tutto il male che noi gli abbiamo fatto?”. Allora mandarono a dire a Giuseppe: “Tuo padre prima di morire ha dato quest’ordine: “Direte a Giuseppe: Perdona il delitto dei tuoi fratelli e il loro peccato, perché ti hanno fatto del male!”. […] Giuseppe pianse quando gli si parlò così. E i suoi fratelli andarono e si gettarono a terra davanti a lui e dissero: “Eccoci tuoi schiavi!” (Gen 50,15-18).

Dunque, i fratelli temono, ora che il padre è morto, che Giuseppe abbia a vendicarsi nei loro confronti. Questo sospetto è per Giuseppe motivo di grande dispiacere. Tuttavia, ancora una volta, fa prevalere sul risentimento la misericordia. Ribadisce la sua piena benevolenza verso di loro e ripete la convinzione di fede che ha maturato su quanto è accaduto:

“Non temete. Tengo io forse il posto di Dio? Se voi avevate tramato del male contro di me, Dio ha pensato di farlo servire a un bene, per compiere quello che oggi si avvera: far vivere un popolo numeroso. Dunque non temete, io provvederò al sostentamento per voi e per i vostri bambini”.

Così, ancora una volta, Giuseppe versa su di loro l’olio della consolazione e della pace.

Don Luigi Pedrini