26 Gennaio 2014

San Leonardo Confessore (Linarolo), 26 Gennaio 2014

Carissimi Parrocchiani,

forse, già, vi è giunta notizia che la Visita Pastorale, per motivi di salute del nostro Vescovo, viene rimandata più avanti. Per telefono, comunicandomi la sospensione provvisoria, mi ha espresso anche il suo dispiacere per questa pausa forzata. D’altra parte, alla salute nessuno di noi può comandare e anche il Vescovo è sottomesso a questa regola. Noi volentieri Lo ricordiamo nella nostra preghiera e accettiamo questa dilazione nel tempo come un’occasione per rendere ancora più viva l’attesa e per continuare nei preparativi avviati.

Intanto, dopo un lungo intervallo, riprendiamo le fila della storia di Giuseppe. Stiamo seguendo, tappa per tappa, il paziente cammino pedagogico che Giuseppe ha messo in atto per conseguire una fraternità riconciliata con i fratelli. L’intervento accorato di Giuda, volto ad ottenere la libertà per Beniamino e così ricondurlo al padre, ha messo in luce che nel cuore dei fratelli sono tornati a fiorire sentimenti autentici di affetto verso il padre anziano e di fraternità reciproca.

A questo punto, Giuseppe ritiene che il tempo è maturo per farsi riconoscere da loro. È una scena commovente, ricca di profonde risonanze interiori. Giuseppe, dopo aver fatto uscire tutte le persone al suo servizio ed essere rimasto solo coi fratelli, piangendo, rivela la sua identità: “Io sono Giuseppe! È ancora vivo mio padre?” (Gen 45,3). E, siccome, i fratelli sono atterriti e incapaci di rispondere, torna a rassicurarli con parole piene di consolazione per loro e di affetto per il padre:

 

“Io sono Giuseppe, il vostro fratello, quello che voi avete venduto sulla via verso l’Egitto. 5Ma ora non vi rattristate e non vi crucciate per avermi venduto quaggiù, perché Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita. 6Perché già da due anni vi è la carestia nella regione e ancora per cinque anni non vi sarà né aratura né mietitura. 7Dio mi ha mandato qui prima di voi, per assicurare a voi la sopravvivenza nella terra e per farvi vivere per una grande liberazione. 8Dunque non siete stati voi a mandarmi qui, ma Dio. Egli mi ha stabilito padre per il faraone, signore su tutta la sua casa e governatore di tutto il territorio d’Egitto. 9Affrettatevi a salire da mio padre e ditegli: “Così dice il tuo figlio Giuseppe: Dio mi ha stabilito signore di tutto l’Egitto. Vieni quaggiù presso di me senza tardare. 10Abiterai nella terra di Gosen e starai vicino a me tu con i tuoi figli e i figli dei tuoi figli, le tue greggi e i tuoi armenti e tutti i tuoi averi. 11Là io provvederò al tuo sostentamento, poiché la carestia durerà ancora cinque anni, e non cadrai nell’indigenza tu, la tua famiglia e quanto possiedi”. 12Ed ecco, i vostri occhi lo vedono e lo vedono gli occhi di mio fratello Beniamino: è la mia bocca che vi parla! 13Riferite a mio padre tutta la gloria che io ho in Egitto e quanto avete visto; affrettatevi a condurre quaggiù mio padre” (Gen 45.4-13)

 

I gesti con cui Giuseppe accompagna queste parole non sono meno rivelativi dei sentimenti di perdono e di riconciliazione che porta nel cuore: 14Allora egli si gettò al collo di suo fratello Beniamino e pianse. Anche Beniamino piangeva, stretto al suo collo. 15Poi baciò tutti i fratelli e pianse (Gen 45, 14-15).

 Don Luigi Pedrini