03 Novembre 2013

San Leonardo Confessore (Linarolo), 03 Novembre 2013

Carissimi Parrocchiani,

stiamo riferendo la prima tappa del cammino pedagogico messo in atto da Giuseppe al fine di ricostruire la comunione fraterna con i propri fratelli. Già abbiamo visto, la volta scorsa, il primo approccio di Giuseppe con loro: li tratta con durezza,li accusa di spionaggio, li fa mettere in carcere. Or, ci mettiamo in ascolto dell’epilogo di questo primo incontro.

[18]Al terzo giorno Giuseppe disse loro: <<Fate questo e avrete salva la vita; io temo Dio!

[19]Se voi siete sinceri, uno dei vostri fratelli resti prigioniero nel vostro carcere e voi andate a portare il grano per la fame delle vostre case. [20]Poi mi condurrete qui il vostro fratello più giovane. Allora le vostre parole si dimostreranno vere e non morirete>>. Essi annuirono.

[21]Allora si dissero l’un l’altro: <<Certo su di noi grava la colpa nei riguardi di nostro fratello, perché abbiamo visto la sua angoscia quando ci supplicava e non lo abbiamo ascoltato. Per questo ci è venuta addosso quest’angoscia>>. [22]Ruben prese a dir loro: <<Non ve lo avevo detto io: Non peccate contro il ragazzo? Ma non mi avete dato ascolto. Ecco ora ci si domanda conto del suo sangue>>. [23]Non sapevano che Giuseppe li capiva, perché tra lui e loro vi era l’interprete.

[24]Allora egli si allontanò da loro e pianse. Poi tornò e parlò con essi. Scelse tra di loro Simeone e lo fece incatenare sotto i loro occhi. 

Dunque, Giuseppe prende la decisione di liberare, dopo tre giorni, i fratelli e di rimandarli a casa dall’anziano padre. Tuttavia, trattiene Simeone come ostaggio: egli sarà restituito alla famiglia solo quando tutti i fratelli ritorneranno alla sua presenza portando con sé anche il fratello più giovane rimasto a casa, cioè Beniamino. In questo modo, dimostreranno la veridicità delle loro parole.

Questa seconda iniziativa di Giuseppe riesce a far sì che alla mente dei fratelli si riaffacci la memoria dell’ingiustizia, a suo tempo commessa, nei suoi confronti. Quello che sorprende è il fatto che, nonostante siano passati da allora vent’anni, tuttavia, il ricordo di quella vicenda rimane ancora vivo, mentre la colpa perpetrata continua a pesare nel cuore come un macigno.

Il fatto che Giuseppe abbia scelto Simeone quale ostaggio è, facilmente, spiegabile: Giuseppe ha voluto premiare, in certa misura, i due fratelli maggiori Giuda e Ruben per il fatto che, in occasione del complotto nei suoi riguardi, hanno preso le sue difese e hanno manifestato il loro disaccordo nei confronti della trama delittuosa degli altri fratelli.

Rimane ancora una sottolineatura da fare a proposito di questo primo incontro: Giuseppe, all’insaputa dei fratelli, comprende tutto ciò che essi dicono e, pertanto, non riesce a trattenere le lacrime. È un particolare molto significativo. Viene a ricordare a tutti noi che la correzione fraterna non è indolore e costa…

Don Luigi Pedrini