San Leonardo Confessore (Linarolo), 16 Giugno 2013
Carissimi Parrocchiani,
l’ultima volta abbiamo riflettuto un poco sulla dimenticanza del bene. Il testo biblico non chiude gli occhi su questo fatto increscioso che, non di rado, segna dolorosamente le relazioni umane.
Tuttavia, aggiunge anche una considerazione molto consolante: se gli uomini non sanno apprezzare il bene ricevuto e se ne dimenticano, Dio, da parte sua, non dimentica: “Ma il Signore fu con Giuseppe” (Gen. 40,21); “Il Signore era con lui e quello che egli faceva il Signore faceva riuscire.” (Gen. 40,23).
Ugualmente, se gli uomini non vedono il bene nascosto, Dio, al quale “sono note tutte le nostre vie” (Sal 139), tutto vede.
È bello pensare che il Signore è la memoria vivente del bene presente nella nostra vita. Gli anni passano e può succedere che chi ti è vicino non conosce la tua storia e non sa, di conseguenza, apprezzare i passi che ti hanno portato fin lì, i sacrifici, le fatiche, le rinunce, il bene compiuto; forse, noi stessi non sappiamo apprezzare veramente il cammino fatto o, meglio, il cammino che il Signore ci ha fatto fare. Purtroppo, abbiamo la memoria corta.
E’ consolante, però, pensare che Dio sa e custodisce la memoria di ciò che siamo; riconosce e apprezza i sacrifici fatti per il bene e un giorno ripeterà anche a noi le parole che Gesù ha detto agli apostoli alla vigilia della sua morte: “Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove” (Lc 22,28).
Non di meno, sarà consolante scoprire un giorno, con sorpresa, che proprio il bene nascosto è stato per il mondo quel tessuto connettivo che gli ha permesso di resistere e di non deflagrare nella vacuità.
Giustamente scrive al riguardo M. I. Rupnik:
Le sofferenze nascoste dell’amore vissuto e crocifisso nei luoghi più sperduti sono le perle preziose incastonate nelle pietre della Gerusalemme celeste che un giorno lo Spirito Santo ci farà vedere come la sposa dell’Agnello […] In quel giorno di sorpresa assoluta si vedrà che le persone operanti il bene e dimenticate erano quel tessuto organico che – dietro le quinte di un mondo spensierato e accecato da non vedere che sprofondava nelle crepe del tempo – salvavano dal precipizio definitivo coloro che li affliggevano con il disprezzo e il rifiuto del bene (M. I. Rupnik, Cerco i miei fratelli, Lipa, Roma, p. 65).
Don Luigi Pedrini