San Leonardo Confessore (Linarolo), 17 Marzo 2013
Carissimi Parrocchiani,
con trepidazione, con fede, con gioia abbiamo accolto la nomina del Card. Jorge Mario Bergoglio alla Sede di Pietro. Ora abbiamo un nuovo Papa: Francesco.
Abbiamo avuto modo di vederlo e ascoltarlo nella diretta televisiva mentre pronunciava come pontefice le sue prime parole. Siamo stati colpiti dalla sua semplicità: si è presentato come un vescovo che i suoi fratelli Cardinali sono andati a prendere “quasi alla fine del mondo”, riferendosi alla sua terra natale: l’Argentina. Ancor più ci ha colpito l’umiltà con la quale ha chiesto ai fedeli di pregare qualche istante in silenzio per il loro vescovo. Anche la scelta di un nome come quello di san Francesco appare carica di speranza e, insieme, di rinnovamento.
Nelle sue parole, pur nella loro essenzialità, ha avuto un’attenzione per tutti: ha nominato più volte la Chiesa di Roma, chiamata a presiedere nella carità tutte le Chiese; ha augurato ai cristiani un cammino di fratellanza, di amore, di reciproca fiducia; ha chiesto per il mondo il dono di una grande fratellanza. Non ha mancato di ricordare Benedetto XVI invitando a pregare per lui.
Questa sua sensibilità per tutti nasce, certamente, dalla sua storia personale che lo lega ad una Chiesa – quella argentina – che ha un’attenzione maggiore, di quanto non avvenga qui in Europa, per i poveri.
Tuttavia, credo, che la sorgente più profonda di questa attenzione vada cercata nella sua esperienza di fede. In questa direzione indirizza il suo motto episcopale – quella frase che ogni vescovo sceglie nel momento in cui viene consacrato e che ha una sorta di valore programmatico per la sua missione episcopale – che suona così: miserando atque eligendo. È tratta da un’omelia di San Beda il venerabile che commentando le parole evangeliche: “Gesù vide un uomo chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte e gli disse: ‘Seguimi’”, scrive che Gesù “vide un pubblicano e, siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse – miserando atque eligendo – gli disse: ‘Seguimi’”. Il motto richiama, dunque, l’attenzione sull’amore gratuito e preferenziale del Signore capace di far breccia nel cuore delle persone.
Con questo stesso amore Francesco ha scelto di guardare a questa nostra umanità, ispirandosi all’esempio di san Francesco e, più a monte, di Gesù, buon Pastore.
Lo accompagneremo con la nostra preghiera in tutto il suo ministero; ma, soprattutto, in questi primi giorni gli siamo particolarmente vicini.
Don Luigi Pedrini