25 Novembre 2012

San Leonardo Confessore (Linarolo), 25 Novembre 2012

Carissimi Parrocchiani,

seguendo l’evolversi dei fatti nella famiglia di Giacobbe, ci imbattiamo, ora, nella tragica vicenda del complotto perpetrato dai fratelli ai danni di Giuseppe.

Per semplicità, possiamo dividere il racconto di questa triste vicenda in tre scene: la prima scena presenta Giuseppe che, obbedendo ad una richiesta del padre, va in cerca dei fratelli (w. 12-17); la seconda scena è costituita dal complotto tramato dai fratelli contro Giuseppe: prima, lo gettano in una cisterna e, poi, lo vendono ad alcuni mercanti diretti in Egitto (w. 18-30); la terza scena riferisce l’inganno del padre e la situazione di vuoto e di profondo dolore che viene a crearsi in famiglia (w. 31-36). Consideriamo, ora, il racconto della prima scena: Giuseppe è inviato ai fratelli (vv 12-17)

(12)I suoi fratelli erano andati a pascolare il gregge del loro padre a Sìchem.  (13)Israele disse a Giuseppe: “Sai che i tuoi fratelli sono al pascolo a Sichem? Vieni, ti voglio mandare da loro”. Gli rispose; “Eccomi!”. (14)Gli disse: “Va’ a vedere come stanno i tuoi fratelli e come sta il bestiame, poi torna a darmi notizie “. Lo fece dunque partire dalla valle di Ehron ed egli arrivò a Sichem. (15)Mentre egli si aggirava per la campagna, lo trovò un uomo, che gli domandò: “Che cosa cerchi?”. (16)Rispose: “Sono in cerca dei miei fratelli. Indicami dove si trovano a pascolare”. (17)Quell’uomo disse: “Hanno tolto le tende di qui; li ho sentiti dire: “Andiamo a Dotan!””. Allora Giuseppe ripartì in cerca dei suoi fratelli e li trovò a Dotan.

Abbiamo già constatato nel racconto precedente il progressivo deteriorarsi dei rapporti tra Giuseppe e i fratelli: i legami di fratellanza appaiono fortemente compromessi.

La scena ci presenta Giuseppe in casa col padre, mentre i fratelli sono lontani con il gregge: si trovano a Sichem per far pascolare il gregge. La distanza tra Ebron (il luogo dove abita la famiglia di Giacobbe) e Sichem è di 80 Km. Questa distanza geografica, non indifferente, è segno della distanza, più radicale, quella interiore che si è creata nei rapporti fraterni. Ormai, manca soltanto l’occasione opportuna perché questa distanza, che è diventata sempre più grande, si manifesti ali’esterno in tutta la sua veemenza.

Questa è, dunque, la situazione: da una parte, i fratelli che sono via con il gregge; dall’altra Giuseppe a casa con Giacobbe per fargli compagnia e anche da messaggero: il fatto di non essere vincolato al gregge gli permette di muoversi con scioltezza e con libertà.

In questa situazione, Giacobbe decide di inviare Giuseppe ai fratelli per avere loro notizie e, forse, anche nella speranza, un po’ ingenua, di poter sanare quella estraneità che si è creata in famiglia: Vieni ti voglio mandare da loro. Giuseppe prontamente accetta: Gli rispose: Eccomi (v.13).

Don Luigi Pedrini