04 Novembre 2012

San Leonardo Confessore (Linarolo), 04 Novembre 2012

Carissimi Parrocchiani,

riprendendo la vicenda di Giuseppe, dobbiamo accennare ad una seconda trappola non meno insidiosa che, dopo i sogni fatti, si è presentata sul suo cammino.

E’ probabile che Giuseppe abbia pensato al futuro di grandi imprese prospettato dai sogni come un traguardo facile da conseguire e senza alcun prezzo da pagare. Questo modo di fantasticare sui sogni è tipico dell’età adolescenziale.

È proprio dell’adolescente fare grandi progetti, senza considerare minimamente il prezzo di fatica che comporta, sfidando le cose con quella disinvoltura che, peraltro, è anche la ricchezza dell’adolescenza: proprio questa disinvoltura nel coinvolgersi in esperienze importanti fa dell’adolescenza la stagione delle grandi idealità.

Dallo stato adolescenziale si esce nel momento in cui ci si rende conto che ogni traguardo serio della vita ha un suo prezzo: la disinvoltura che affretta le scelte cede, allora, il posto ad un atteggiamento di graduale e ponderato discernimento. Questo passaggio segna l’ingresso nell’età adulta.

È, allora, probabile, che Giuseppe, ancora adolescente, abbia abbracciato con piena disponibilità il progetto a cui indirizzavano i sogni e abbia pensato ad un successo facile, in poco tempo, a portata di mano, senza particolari difficoltà. Non sarà così. I sogni si realizzeranno, ma non nel modo in cui Giuseppe pensava e, soprattutto, non senza passare attraverso un lungo e sofferto cammino di purificazione interiore.

Da questo aspetto della vicenda di Giuseppe possiamo trarre un insegnamento anche per noi, in particolare riguardo ai sogni che coltiviamo circa il nostro impegno (di lavoro o di studio), il nostro futuro, la nostra famiglia, la comunità in cui viviamo.

È del tutto legittimo coltivare dei sogni. Anche Gesù ha avuto i suoi sogni: ha desiderato, in particolare, di salvare il mondo e su questo suo sogno il Maligno ha tentato di insinuarsi proponendogli la via facile dl successo e, così, distoglierlo da quella dell’umiliazione e della croce. Gesù ha smascherato la tentazione e l’ha rifiutata: non ha rifiutato il sogno, ma ha rifiutato un modo sbagliato di realizzarlo.

Così, anche per noi: nei nostri sogni dobbiamo distinguere ciò che vale e va tenuto (ossia la verità del sogno) e rifiutare, invece, ciò che è vanità o presunzione.

Nel fare questo lavoro di purificazione possiamo contare sull’illuminazione di Dio: Egli, infatti, nutre il desiderio di fare verità in noi e metterci in sintonia con il vero sogno che lui per primo ha su di noi: “renderci santi e immacolati di fronte a Lui nella carità” (Ef. 1,4).

 

Don Luigi Pedrini