26 Febbraio 2012

San Leonardo Confessore (Linarolo), 26 Febbraio 2012

Carissimi Parrocchiani,

sostiamo ancora sull’episodio misterioso della lotta di Giacobbe con Dio, per raccogliere un secondo insegnamento che riguarda la preghiera.

Infatti, in quella notte di combattimento di Giacobbe la tradizione biblica e cristiana ha visto rappresentata l’esperienza della preghiera. In effetti, la preghiera è uno “stare alla presenza” di Dio ed è uno “stare” che può costare a tratti anche molta fatica.

S. Teresa d’Avila grande maestra di spiritualità non nasconde le difficoltà della preghiera. Tuttavia, dal momento che essa dona l’amicizia con Dio – la definisce, infatti, come “un intimo rapporto d’amicizia con Dio” –, incoraggia a perseverare nella preghiera. Il dono che si riceve ripaga in sovrabbondanza la fatica che comporta. Scrive: “Considerando quanto vi sia vantaggioso averlo (il Signore) per amico e quanto Egli vi ami, sopportate pure la pena di stare a lungo con Uno che sentite così diverso da voi”.

Il Card. Martini fa un’osservazione interessante riguardo alla preghiera fatta sulla Parola di Dio. La raccogliamo perché tocca quanti nella nostra comunità parrocchiale in diversi modi – penso in particolare ai gruppi di ascolto del vangelo – stanno muovendo i primi passi per imparare a meditare e a pregare con il testo biblico. Scrive.

 Il cammino della lectio divina quotidiana) è indubbiamente difficile. Magari all’inizio ci entusiasmiamo ascoltando la lectio che ci viene insegnata da altri, e viviamo queste lezioni con interesse e curiosità; però, quando incominciamo a farla da soli l’esercizio può diventare pesante, oscuro, arido; può perdere il gusto della novità… In realtà, anche nei momenti in cui la lectio divina è faticosa, comporta una lotta per stare davanti al mistero di Dio […] la parola della Scrittura, la Parola di Dio, ci trasforma, ci purifica, ci mette in un contatto più profondo, pur se non avvertito, con il mistero del Padre e con il mistero della Trinità (C.M. Martini, La trasfigurazione, in AA.VV., Icone di vita consacrata, EP 197, 21)

Dunque, vale la pena, nonostante tutto, sostenere questa lotta. Del resto, anche Gesù nel Vangelo esorta a perseverare: egli ha apprezzato la preghiera fatta con fiducia e insistenza (pensiamo alla supplica della donna siro-fenicia); l’ha raccomandata (pensiamo alla parabola della vedova importuna, che si conclude con l’esortazione: “chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete”). Egli stesso, poi, nell’orto degli ulivi, ci ha dato l’esempio di una preghiera capace di lottare anche nel momento supremo della prova.

La testimonianza di tanti cristiani attesta che da questa lotta si esce nuovi, con la capacità di affrontare nuovamente il cammino, per quanto arduo, che sta davanti. Dopo quella notte Giacobbe è pronto per andare incontro al fratello Esaù; così, Gesù, dopo la preghiera nel Getsemani, si rialza e dice ai discepoli: “Alzatevi, andiamo”, dando così inizio all’ascesa verso il Calvario.

Don Luigi Pedrini