12 Febbraio 2012

San Leonardo Confessore (Linarolo), 12 Febbraio 2012

Carissimi Parrocchiani,

prima di congedarci dall’episodio misterioso della lotta di Giacobbe con Dio, voglio raccogliere due insegnamenti
Il primo lo traggo da questo particolare strano dell’episodio: Giacobbe risulta perdente nella lotta tanto che ne esce sciancato, eppure alla fine viene riconosciuto vincitore. Si può dire che egli abbia vinto capitolando, arrendendosi al suo “assalitore”.
In questo capitolare davanti a Dio Giacobbe ha realizzato il vero attraversamento dello Iabbok: non consiste nel passaggio di un torrente reso difficile dalle tenebre della notte, ma nel passaggio dalla sponda dell’attaccamento alle proprie sicurezze e ai propri beni affettivi alla sponda dell’affidamento a Dio.
Il passaggio dello Iabbok è, allora, anche il nostro passaggio per diventare veramente discepoli. A questo riguardo, la vicenda di Giacobbe ci insegna una cosa davvero degna di nota: questo passaggio si fa capitolando, perché è così che si consegue, paradossalmente, la vittoria. Scrive in proposito il card. Martini:

“Solo abbandonandomi perdutamente a Lui, solo capitolando nelle sue mani potrò riprendere nelle mie il bandolo della matassa intricata della vita” e arrendendomi potrò scoprire in Lui “un Dio tenero come un Padre e una Madre, che non rinnega mai i suoi figli. Un Dio umile, che manifesta la sua onnipotenza e la sua libertà proprio nella sua debolezza (Cfr: C. M. Martini, Parlo al tuo cuore, Milano 1996, pp 18-19).

Questo arrendersi per lasciarsi vincere da Dio non è senza fatica. È una lotta più dura delle fatiche esterne che possiamo sopportare; tuttavia, questa lotta conduce a un frutto di libertà, di mitezza, di pace. Una conferma significativa in proposito ci è offerta da queste parole del patriarca ecumenico Atenagora:

Per lottare efficacemente contro il male bisogna volgere la guerra all’interno, vincere il male in noi stessi. Si tratta della guerra più aspra, quella contro se stessi. Io questa guerra l’ho fatta. Per anni e anni. È stata terribile. Ma ora sono disarmato. Non ho più paura di niente, perché “l’amore scaccia la paura”. Sono disarmato della volontà di spuntarla, di giustificarmi alle spese degli altri. Sì, non ho più paura. Quando non si possiede più niente, non si ha più paura. “Chi ci separerà dall’amore di Cristo?”.

Il secondo insegnamento che si può ricavare da questo episodio riguarda la preghiera. Ma di questo parlerò la prossima volta.

Don Luigi Pedrini