San Leonardo Confessore (Linarolo), 15 Gennaio 2012
Carissimi Parrocchiani,
continuiamo a metterci in ascolto della vicenda di Giacobbe. Egli si prepara ad entrare nella terra promessa, la terra di Abramo, del padre Isacco. Si tratta solo di attraversare un torrente; una volta al di là, dovrà aspettarsi da un momento all’altro l’arrivo, già preannunciato, di Esaù.
Giacobbe, stranamente, decide di attraversare il torrente nella notte. Manda avanti tutta la sua famiglia (le mogli, i figli, averi compresi), mentre egli li segue un po’ più arretrato. Ma a questo punto accade un fatto singolare: il testo narra che un personaggio misterioso – che poi si rivela essere Dio stesso – assale il patriarca e lotta con lui per tutta la notte.
Dunque, all’episodio notturno del sogno viene ad aggiungersi quest’altro episodio notturno: insieme costituiscono i due pilastri della vicenda spirituale di Giacobbe.
Ma seguiamo da vicino il racconto biblico.
Durante quella notte egli si alzò, prese le due mogli, le due schiave, i suoi undici figli e passò il guado dello Iabbok. Li prese, fece loro passare il torrente e fece passare anche tutti i suoi averi Gn 32,23-24).
La vicenda si apre con un’annotazione geografica: lo Iabbok è un affluente che sfocia nel Giordano, una cinquantina di chilometri a nord del Mar Morto. Quantunque abbia un breve tragitto, tuttavia deve superare un dislivello di circa 1000 metri: nasce all’altezza di 738 metri e si immette nel Giordano quando è già a meno 350 metri sotto il livello del mare. Quindi, si comprende che le sue acque siano vorticose e pericolose da attraversare.
Il testo, in precedenza, fa menzione di un bastone che ha facilitato a Giacobbe l’attraversamento del Giordano (Gn 32,11); qui, non si dice niente, come a dire che Giacobbe vive tutto questo spoglio di sicurezze umane. Inoltre, è notte e il buio incute sempre un senso di paura.
L’attraversamento di questo torrente non significa per Giacobbe soltanto il passaggio materiale da un luogo all’altro, cioè lasciare la pianura di Aram ed entrare ormai nella terra promessa. Per lui significa anche un passaggio a livello spirituale: passare dal luogo di un’attività in proprio al luogo della promessa e dell’obbedienza. Lascia alle proprie spalle un passato sicuro e florido costruito con le sue mani, mentre davanti ha soltanto le promesse di Dio come garanzia e, insieme, l’incognita dell’incontro con il fratello.
Stranamente, contro tutte le usanze, Giacobbe fa guadare il torrente di notte. Tutto avviene nel buio della notte. Eppure, questa è la notte in cui finalmente Giacobbe – sembra un paradosso – arriva definitivamente a veder chiaro nella propria vita. Infatti, l’episodio misterioso della lotta gli svela che, fino a quel momento, tutta la sua vita è stata, in fondo, una lotta con Dio. In tutte le maniere ha voluto provare a se stesso e agli altri di essere capace di stare in piedi da solo; ha costruito passo per passo con le sue forze e la sua furbizia la sua piccola “torre di Babele”. Ora, in preda alla paura, scopre tutte le crepe di questa storia di cui egli andava fiero. Improvvisamente, la paura, la lacerazione familiare, la preoccupazione per il domani lo fanno sentire un uomo profondamente solo. In questa situazione interiore avviene la lotta misteriosa con Dio. Ma di questo parleremo la prossima volta.
Don Luigi Pedrini