11 Dicembre 2011

San Leonardo Confessore (Linarolo), 11 Dicembre 2011

Carissimi Parrocchiani,

abbiamo lasciato Giacobbe che, in procinto di riprendere la via del ritorno nella sua terra natale, chiede alle mogli se sono disposte a lasciare il padre Labano e a seguirlo. Ed ecco la risposta e il seguito degli eventi.

Rachele e Lia gli risposero:

“Abbiamo forse ancora una parte o una eredità nella casa di nostro padre? Non siamo forse tenute in conto di straniere da parte sua, dal momento che ci ha vendute e si è anche mangiato il nostro danaro? Tutta la ricchezza che Dio ha sottratto a nostro padre è nostra e dei nostri figli. Ora fà pure quanto Dio ti ha detto”.

Allora Giacobbe si alzò, caricò i figli e le mogli sui cammelli e condusse via tutto il bestiame e tutti gli averi che si era acquistati, il bestiame che si era acquistato in Paddan-Aram, per ritornare da Isacco, suo padre, nel paese di Cànaan.
Làbano era andato a tosare il gregge e Rachele rubò gli idoli che appartenevano al padre.
Giacobbe eluse l’attenzione di Làbano l’Arameo, non avvertendolo che stava per fuggire; così potè andarsene con tutti i suoi averi. Si alzò dunque, passò il fiume e si diresse verso le montagne di Gàlaad (Gen 31,14-21).

Dalle parole di Rachele e di Lia si comprende che i rapporti che avevano con il padre non erano dei migliori; accettano la proposta di Giacobbe e si mettono in cammino.
Tutto avviene in fretta, perché Giacobbe intende sfruttare i pochi giorni di vantaggio che ha sullo zio, impegnato ancora per un po’ di tempo nella tosatura del gregge. Il suo viaggio di Giacobbe, però, procede molto lentamente avendo con sé le mogli e i bambini e, così, lo zio, una volta informato, lo insegue e lo raggiunge quando ormai sta per entrare nella terra di Canaan.
Labano accusa il nipote ed egli si difende; chiede che gli siano restituiti gli idoli che teneva con sé, ma Rachele con l’inganno glielo impedisce. Alla fine, Giacobbe, approfittando della superstizione dello zio, riesce a convincerlo a non reagire in modo scomposto e, anzi, alla fine, zio e nipote si lasciano stringendo tra loro un patto di aiuto reciproco. Così, Labano ritorna a casa e Giacobbe, può, finalmente riprendere il suo cammino.
Da questo momento in avanti Giacobbe non è più l’uomo di prima e il testo biblico ne dà testimonianza. Infatti, a partire dal cap 32 ce lo descrive come un uomo che va assumendo i tratti dell’onestà e della religiosità; va progressivamente liberandosi dell’uomo vecchio che lo spingeva ad imbrogliare con le più abili astuzie e va rivestendo l’uomo nuovo che si rimette alla fedeltà di Dio. La voce che è tornata a farsi sentire ha acceso in lui il desiderio di andare fino in fondo, di veder chiaro nella sua vita e di riappropriarsi della sua storia. Si può dire che Giacobbe è un uomo che sta rinascendo: con uno sguardo nuovo sta imparando a guardare la vita. È significativo, al riguardo, il fatto che all’inizio del cap. 32 si parla, inaspettatamente, della presenza di angeli sul suo cammino. Ma di questo parleremo la prossima volta.

Don Luigi Pedrini