12 Maggio 2013

San Leonardo Confessore (Linarolo),  12 Maggio 2013

Carissimi Parrocchiani,

dopo aver considerato le sofferte, ma anche purificanti disillusioni che Giuseppe ha incontrato sul piano dell’onestà, consideriamo, ora, quelle incontrate sul piano dell’amicizia.
Giuseppe si trova, ora, in carcere insieme ad altri detenuti. L’esperienza testimonia che, in genere, la situazione di sofferenza comune provoca una spontanea solidarietà che, spesso, è il terreno fecondo di amicizie profonde che segnano la vita.
Giuseppe – come sappiamo – non ha alle spalle un’esperienza di fraternità amica; inoltre, è reduce dell’esperienza sofferta di uno scacco incontrato sul terreno dell’onestà: quale risposta al bene compiuto e alla sua fedeltà ai principi dell’onestà ha avuto non una ricompensa, ma un’ingiusta punizione.
Adesso è in prigione: un luogo dove l’amicizia – proprio perché si è nel bisogno di tutto – può essere apprezzata. E, in effetti, Giuseppe, con la sua bontà e la sua disponibilità, ha subito modo di segnalarsi e di farsi voler bene. Tutto questo non passa inosservato agli occhi del comandante della prigione che lo sceglie come uomo di sua fiducia.

[22]Così il comandante della prigione affidò a Giuseppe tutti i carcerati che erano nella prigione e quanto c’era da fare là dentro, lo faceva lui.

[23]Il comandante della prigione non si prendeva cura più di nulla di quanto gli era affidato, perché il Signore era con lui e quello che egli faceva il Signore faceva riuscire (Gen 39,22-23)

Un giorno, arrivano in carcere come prigionieri il coppiere e il panettiere del faraone, rei di aver mancato di rispetto nei confronti del loro padrone e Giuseppe viene designato dal comandante come loro servitore. Si presenta, così, a Giuseppe l’occasione di vivere incontri significativi con persone che hanno ricoperto ruoli di fiducia alla corte del faraone.
Si tratta di incontri casuali per Giuseppe e, tuttavia, capita spesso che l’azione pedagogica di Dio si renda presente e operante proprio attraverso circostanze misteriose e incontri non preventivati.
Ora, accade che tutti e due – coppiere e panettiere – nella stessa notte, fanno un sogno che li lascia turbati, non essendo in grado di darsi una spiegazione.
Giuseppe si rende conto della loro afflizione e li invita ad aprire il loro cuore con fiducia: i sogni – egli afferma – non sono destinati a rimanere senza risposta, perché c’è chi può darne la spiegazione.
Giuseppe disse loro: <<Non è forse Dio che ha in suo potere le interpretazioni? Raccontatemi dunque>> (Gen 40,12).

 Don Luigi Pedrini