16 Dicembre 2012

San Leonardo Confessore (Linarolo), 16 Dicembre 2012

Carissimi Parrocchiani,

concludevo la volta scorsa riferendo la tragica risoluzione presa dai fratelli nei confronti di Giuseppe: metterlo a morte e, poi, giustificare la sua perdita dicendo al padre che una bestia feroce lo ha sbranato.

La decisione di disfarsi di Giuseppe riscuote il consenso di tutti i fratelli; tuttavia, vanno ricordati due interventi – il primo di Ruben, il secondo di Giuda – che, in qualche modo, prendono le distanze da una risoluzione così radicale e tragica. In sostanza, Ruben e Giuda vorrebbero evitare che si ripeti la storia dolorosa di Caino e Abele, drammatico esempio di una fraternità rovinata dall’invidia e dall’odio. Pertanto, questi due fratelli si fanno portavoce di soluzioni alternative.

 [21]Ma Ruben sentì e volle salvarlo dalle loro mani, dicendo: <<Non togliamogli la vita>>.

[22]Poi disse loro: <<Non versate il sangue, gettatelo in questa cisterna che è nel deserto, ma non colpitelo con la vostra mano>>; egli intendeva salvarlo dalle loro mani e ricondurlo a suo padre.

 Questi versetti riferiscono la prima soluzione offerta da Ruben. Egli, quale primogenito, in qualità di fratello maggiore, si sente responsabile della vita di Giuseppe: toccherà, poi, a lui rendere conto al padre di ciò che gli è accaduto.

La soluzione alternativa che egli propone consente di raggiungere l’obiettivo prefissato – disfarsi di Giuseppe – senza per questo versare, direttamente, il suo sangue. La sua proposta appare buona e viene accolta.

[23]Quando Giuseppe fu arrivato presso i suoi fratelli, essi lo spogliarono della sua tunica, quella tunica dalle lunghe maniche ch’egli indossava,

[24]poi lo afferrarono e lo gettarono nella cisterna: era una cisterna vuota, senz’acqua.

 C’è da notare il particolare della tunica: togliere di dosso a Giuseppe quella tunica odiosa che lo distingueva dagli altri è la prima cosa che fanno i fratelli. Quindi, dopo averlo afferrato, lo gettano in una cisterna vuota, una di quelle cisterne che serviva per raccogliere l’acqua piovana.

Segue, a questo punto, una precisazione che ha dell’incredibile: Poi sedettero per prendere cibo (v. 25). Il fatto che, dopo aver preso una decisione del genere, si siedano per prendere cibo è qualcosa di raccapricciante e crudele. Sembra quasi insinuare l’idea che i fratelli, essendo riusciti, finalmente, a liberarsi di un peso, ora devono festeggiare.

Don Luigi Pedrini