San Leonardo Confessore (Linarolo), 21 Ottobre 2012
Carissimi Parrocchiani,
dopo l’interruzione dovuta alla Sagra Parrocchiale e all’apertura dell’Anno della Fede, riprendiamo il filo della nostra riflessione. Prima, però, di metterci in ascolto della vicenda che è seguita al racconto dei due sogni, propongo una pausa riflessiva per far meglio luce sui personaggi implicati in questa scena biblica.
Il primo personaggio sul quale ci fermiamo è Giuseppe e ci chiediamo: chi è Giuseppe in questo momento?
La vicenda dei sogni rende manifesta in lui una buona dose di ingenuità. La sua inesperienza di vita lo porta a non prendere sul serio i sentimenti di gelosia che serpeggiavano tra i fratelli, a passarvi sopra sbrigativamente senza considerare che essi, se non sono tenuti a freno, possono portare ad una lacerazione del tessuto familiare.
Pure segno di ingenuità è il fatto che Giuseppe non si renda conto del fastidio interiore che crea nei fratelli raccontando i sogni; la stessa cosa vale per il racconto del secondo sogno riferito, senza alcuna remora, ai genitori alla presenza di tutti i fratelli.
In sostanza, possiamo dire che Giuseppe è in questo momento ancora lontano da quella semplicità unita a prudenza, di cui parla Gesù nel vangelo.
Possiamo illuminare ulteriormente la figura di Giuseppe, cercando di entrare nella sua interiorità e renderci conto di che cosa poteva fantasticare dentro di sé a partire dai sogni fatti.
Forse, la prima trappola della fantasia in cui egli è caduto è stata quella di pensare ad una carriera di onori, che lo avrebbe portato molto in alto, al di sopra di tutti i fratelli. E’ vero che a ostacolare una prospettiva del genere c’era il fatto che egli non era il primogenito e che, pertanto, non aveva il diritto di esercitare il ruolo di guida in mezzo ai fratelli. È vero, tuttavia, che già c’erano dei precedenti in cui il diritto di primogenitura non era stato rispettato: così, Isacco aveva prevalso su Ismaele; ugualmente, Giacobbe su Esaù.
Di conseguenza, è probabile che Giuseppe abbia pensato: perché questo non potrebbe accadere anche per me? Non dovrò svolgere una missione importante a favore della mia famiglia ?
Questi potevano essere i pensieri che si insinuavano in lui a motivo dei sogni. Ed è del tutto comprensibile. Il problema è che questi pensieri, se non vengono assunti all’interno di un processo di purificazione, diventano deleteri e finiscono per incrinare l’armonia familiare. La sete di carriera – attesta l’esperienza – è la sorgente più prolifica di tanti falsi sogni e, alla fine, porta a guardare i fratelli non più come fratelli, ma come avversari su cui prevalere.
Questa è la prima trappola che ha insidiato Giuseppe.
don Luigi Pedrini