San Leonardo Confessore (Linarolo), 24 Giugno 2012
Carissimi Parrocchiani,
come accennavo la settimana scorsa, il racconto della vicenda di Giuseppe appartiene all’ultima storia familiare (toledòt) narrata nel libro della Genesi. Ed è una storia esemplare.
Le storie precedenti non offrono sempre nel loro soggetto più rappresentativo un comportamento esemplare: si pensi al comportamento riprovevole assunto da Abramo in Egitto, alla corte del faraone, nel tentativo di salvare la propria vita; si pensi alle diverse astuzie messe in atto da Giacobbe pur di raggiungere quanto gli stava a cuore.
Giuseppe, invece, secondo la tradizione biblica, incarna l’immagine dell’uomo di cui Dio si compiace: onesto, leale nell’assolvere i propri doveri, trasparente nei comportamenti, capace di perdonare; accorto nell’amministrare i beni terreni… Giuseppe realizza in modo esemplare la figura biblica dell’uomo timorato del Signore.
La tradizione cristiana, da parte sua, ha visto Giuseppe come una delle prefigurazioni più significative di Gesù, in quanto artefice di riconciliazione con Dio, con i fratelli, con le cose. I Padri, in particolare, hanno letto alcuni episodi della sua vita come anticipazioni profetiche di Gesù. Così, ad esempio, in Giuseppe rifiutato dai fratelli hanno visto prefigurato Gesù pure rifiutato dai “suoi”, come attesta san Giovanni nel suo Vangelo: “Venne tra i suoi,e i suoi non l’hanno accolto” (Gv 1,11); in Giuseppe venduto dai fratelli hanno visto la prefigurazione di Gesù venduto da uno degli apostoli; in Giuseppe, fratello rifiutato che diventa il perno della rinascita della sua famiglia hanno visto Gesù quale pietra scartata che diventa pietra d’angolo della grande famiglia della Chiesa, nella quale tutti ci riconosciamo fratelli.
Ma forse l’aspetto più avvincente di tutta la vicenda sta nel fatto che Giuseppe è giunto a questo vertice di perfezione attraverso un lungo cammino di purificazione e di maturazione di fede: infatti, all’inizio del racconto noi incontriamo un giovincello piuttosto ingenuo, forse anche un po’ viziato; alla fine, scopriamo in Giuseppe la figura dell’uomo saggio, pienamente aperto a Dio e insieme dedito ai fratelli. Tra queste due immagini, a fare come da ponte, c’è un lungo e paziente pellegrinaggio umano e spirituale che l’ha portato a diventare un uomo di fede e un testimone del volto misericordioso di Dio.
Nella riflessione che intendo proporre vorrei far luce sul pellegrinaggio interiore di Giuseppe: vi si può leggere qualcosa del cammino di fede di ogni credente e, quindi, anche del nostro.
Don Luigi Pedrini