03 Giugno 2012

San Leonardo Confessore (Linarolo), 03 Giugno 2012

Carissimi Parrocchiani,

 tralascio anche per questa domenica la vicenda di Giuseppe, perché voglio dire una parola sulla festa di oggi – la SS.ma Trinità – e sul Convegno Mondiale delle Famiglie che si sta svolgendo a Milano con la presenza anche di Benedetto XVI.

La Trinità è un mistero grande: noi crediamo l’unico Dio che è Padre e Figlio e Spirito Santo. Per noi è impossibile dare una spiegazione della Trinità e, tuttavia, possiamo darne una ragione. Gesù ci ha detto che ultimamente Dio si può definire come “Amore”. Ora se Dio è amore in se stesso, non può essere un Dio solitario, perché amerebbe soltanto se stesso. Per questo Dio è comunione di persone, amore che si esprime nel dono di sé.

Questo amore che ci ha generato sarà anche il nostro punto di arrivo. All’inizio della nostra vita, così come al termine della vita sta l’amore di Dio. Nel mezzo sta la nostra libertà che può accogliere, fidarsi, corrispondere, oppure può chiudersi nell’indifferenza o nel rifiuto.

Accogliere l’amore di Dio vuol dire corrispondervi e testimoniarlo con l’amore verso questa nostra umanità, specialmente verso quanti tra noi sono più nel bisogno: penso, in particolare, in questo momento alle famiglie di sfollati a causa del terremoto.

L’amore verso Dio implica un sì di amore verso l’umanità. Come cristiani diciamo di sì a tutto ciò che è autenticamente umano e costruisce l’uomo e, viceversa, diciamo no a tutto quello che invece diminuisce l’uomo e ne compromette la dignità.

A questo mira anche il Convegno Mondiale delle famiglie che si concluderà oggi a Milano con il significativo tema che si è dato: “La famiglia, il lavoro, la festa”. La chiesa, illuminata dal Vangelo, dice di sì al valore della famiglia, del lavoro, della festa”.

Contro una società che non difende più la famiglia, che rischia di ridurre il lavoro a qualcosa di disumano pressato dalle esigenze del mercato, che ha perso il senso della festa scaduta soltanto a tempo libero a disposizione per l’evasione e il divertimento, la Chiesa richiama il loro valore autentico.

Oggi in sostanza il messaggio che le famiglie cristiane provenienti da tutto il mondo e riunite a Milano lanciano a tutti potremmo riassumerlo così: “Vale la pena di essere famiglia, di testimoniarne la bellezza e di battersi perché sia riconosciuta e valorizzata. Vale la pena di impegnarsi nel e per il lavoro che è una parte importante della nostra vocazione di persone, custodisce la nostra dignità, ci dà il necessario per vivere, ci permette di contribuire al bene comune. Vale la pena di ricordare che il tempo non è tutto uguale e che il tempo della festa non è un vuoto che ciascuno riempie a piacimento, ma un luogo che va rispettato, amato e difeso proprio come parte di noi stessi, come una patria. La festa ci fa ritrovare la nostra appartenenza: siamo di Dio, in Gesù Cristo, per mezzo dello Spirito”.

Il lavoro e la festa sono intimamente collegati con la vita delle famiglie: ne condizionano le scelte, influenzano le relazioni tra i coniugi e tra i genitori e i figli, incidono sul rapporto della famiglia con la società e con la Chiesa. La Sacra Scrittura (cfr. Gen. 1-2) ci dice che famiglia, lavoro e giorno festivo sono doni e benedizioni di Dio per aiutarci a vivere un’esistenza pienamente umana (Dalla Lettera di Benedetto XVI per il VII Incontro Mondiale delle Famiglie)

Don Luigi Pedrini