San Leonardo Confessore (Linarolo), 13 Maggio 2012
Carissimi Parrocchiani,
ci avviamo a concludere la vicenda di Giacobbe, un uomo che, forgiato dalle prove della vita e raggiunto dall’iniziativa con cui Dio ha fatto irruzione nella sua vita, è ormai un credente maturo che desidera comprendere il senso degli avvenimenti per corrispondere in tutto al disegno di Dio su di lui.
Gli anni della maturità di fede sono, però, anche segnati da alcuni avvenimenti assai dolorosi: il comportamento riprovevole dei figli gli procura non poche sofferenze; la morte prematura di Rachele apre in lui una ferita profonda.
Un altro fatto doloroso viene ad aggiungersi in questa situazione già molto provata: la morte del padre Isacco.
Poi Giacobbe venne da suo padre Isacco a Mamre, a Kiriat-Arba, cioè Ebron, dove Abramo e Isacco avevano soggiornato come forestieri. Isacco raggiunse l’età di centottant’anni. Poi Isacco spirò, morì e si riunì al suo parentado, vecchio e sazio di giorni. Lo seppellirono i suoi figli Esaù e Giacobbe (Gen 35,27-29)
Dunque, la situazione che viene a crearsi attorno a Giacobbe è davvero tragica: i figli che commettono cose orrende; la perdita della moglie amata prima e, poco dopo, del padre.
Come vive Giacobbe tutto questo? Condivido quanto afferma, al riguardo, P. Stancari: “Giacobbe vive tutto questo con animo di penitente” (P. Stancari, I patriarchi, CENS, Milano 1994, p. 112). Nel dolore che lo ferisce egli coglie anche una misteriosa forza purificatrice del male che ha commesso in passato e che ha adombrato la sua vita. In questo modo, Giacobbe riesce dare un senso al suo dolore: non un dolore sterile foriero di morte, ma un dolore che ha la fecondità di un parto. “Là dove Giacobbe sembra condannato ad una dolorosa sterilità – scrive ancora P. Stancari – è, invece, sempre più disponibile all’incontro, alla buona accoglienza, al perdono, al gesto di pietà, alla compassione per ogni creatura” (Idem).
Con il v. 1 del cap 37 – nel quale si specifica che “si stabilì nel paese dove suo padre era stato forestiero” – si conclude sostanzialmente la storia di Giacobbe. Anche se ancora presente ed espressamente nominato nei capitoli successivi, tuttavia, non è più ormai al centro dell’attenzione. Il nuovo protagonista è Giuseppe, il figlio primogenito generato da Rachele.
Termina qui il nostro commento alla vicenda di Giacobbe. Con la prossima volta inizieremo il commento al ciclo di Giuseppe, l’altra perla narrativa che il libro della Genesi offre dopo il ciclo di Abramo e quello di Giacobbe.
Don Luigi Pedrini