San Leonardo Confessore (Linarolo), 11 Marzo 2012
[5] Poi alzò gli occhi e vide le donne e i fanciulli e disse: “Chi sono questi con te?”. Rispose: “Sono i figli di cui Dio ha favorito il tuo servo”. [6] Allora si fecero avanti le schiave con i loro figli e si prostrarono.[7] Poi si fecero avanti anche Lia e i suoi figli e si prostrarono e infine si fecero avanti Rachele e Giuseppe e si prostrarono.
[8] Domandò ancora: “Che è tutta questa carovana che ho incontrata?”. Rispose: “È per trovar grazia agli occhi del mio signore”. [9] Esaù disse: “Ne ho abbastanza del mio, fratello, resti per te quello che è tuo!”.
[10] Ma Giacobbe disse: “No, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, accetta dalla mia mano il mio dono, perché appunto per questo io sono venuto alla tua presenza, come si viene alla presenza di Dio, e tu mi hai gradito. [11] Accetta il mio dono augurale che ti è stato presentato, perché Dio mi ha favorito e sono provvisto di tutto!”. Così egli insistette e quegli accettò.Carissimi Parrocchiani,
abbiamo lasciato Giacobbe che si incontra con il fratello Esaù. Il tempo ha medicato le ferite e il fratello gli corre incontro e lo abbraccia. Ora, Giacobbe rispondendo al fratello presenta i suoi figli: sono il dono con cui Dio lo ha beneficato. Quindi, fa venire davanti a lui le schiave e i loro figli; poi, Lia i suoi figli; da ultimo, Rachele e il figlio Giuseppe. Tutti gli si prostrano davanti.
Giacobbe aveva preparato l’incontro con l’invio di abbondanti donativi, con meraviglia di Esaù che non vorrebbe accettarli. Egli, invece, insiste perché il fratello, quantunque non manchi di nulla, li accolga come dono augurale, dal momento che Dio è stato buono con lui.
È degno di nota il fatto che Giacobbe in poche battute per ben tre volte nomini Dio. Questo non poter riferire la propria storia senza nominare Dio testimonia il profondo cambiamento interiore avvenuto in lui. Per anni ha vissuto facendo a meno di Dio, quasi fosse estraneo alla sua storia. Ora, invece, riconosce che tutto il suo cammino è stato guidato dalla sua presenza fedele e provvidente.
Degna di nota è pure la dichiarazione “per questo io sono venuto alla tua presenza, come si viene alla presenza di Dio”. La traduzione fedele al testo originale suona così: “Io sono venuto davanti al tuo volto”. Questa traduzione richiama ancora il tema del volto che era centrale nell’episodio misterioso della lotta. Quella vicenda, infatti, si concludeva rimarcando il fatto che Giacobbe aveva potuto vedere Dio “faccia a faccia” e, tuttavia, avere salva la vita. Ora, Giacobbe, può presentarsi davanti al volto del fratello e, come in precedenza con Dio, trovare benevolenza.
Questo diretto accostamento tra il vedere il volto di Dio e il vedere il volto del fratello vuole dire una cosa importante. Giacobbe, proprio perché in precedenza ha visto il volto di Dio, è in grado ora di comparire di fronte al volto del fratello. Annota bene, al riguardo, un commento di Padre Stancari: È possibile a Giacobbe ritornare a casa, alla terra di suo padre, ritornare alla tradizione dei suoi progenitori, rientrare nel discorso aperto da Dio con le promesse ad Abramo, perché ritrova la faccia del fratello ed ha il coraggio di ripresentare la sua faccia al fratello. Incontro possibile solo in quanto Giacobbe ha incontrato il volto di Dio. Se ciò non fosse avvenuto, i due fratelli non si sarebbero mai più potuti riconoscere e non avrebbero potuto più guardarsi negli occhi (P. Stancari, I Patriarchi, CENS, Milano 1994, pp. 100-101).
Don Luigi Pedrini