Cari fratelli,
le letture che oggi incontriamo sono un canto alla riconciliazione, bisogno fondamentale dell’uomo peccatore e bisogno irrinunciabile di un Padre che ama.
Scrive un mistico russo: “Esiste un desiderio umano di Dio, ma anche un desiderio dell’uomo. Dio è il desiderio più grande dell’uomo. Ma l’uomo è altrettanto per Dio. Dio ha bisogno dell’uomo perché vuole che non soltanto Egli sia l’amato, ma anche che l’uomo sia l’amato e l’amante”.
La riconciliazione è, quindi, un dialogo di amore restaurato.
La riconciliazione è un passato abbandonato.
Israele a Galgala sente cadere dalle spalle l’infamia dell’Egitto.
Il figlio era morto ed è tornato alla vita; era perduto ed è stato ritrovato.
Dio, dice Paolo, non imputa più agli uomini le loro colpe, perché le cose vecchie sono passate.
Il pentimento, la conversione, la vita nuova, la decisione morale personale sono la radice autentica della riconciliazione.
La riconciliazione è un futuro di creatura nuova (seconda lettura).
È gioia e festa di Dio e dell’uomo (Vangelo).
Il documento preparatorio del sinodo dei vescovi del 1982 sulla riconciliazione e la penitenza così osserva: “Così la persona umana è ricondotta alla sua verità più pura ed è resa capace viverne le esigenze in un’autentica libertà. Infatti, riconciliato con Dio, l’uomo non è più disgregato e diviso in sé stesso, ma ritrova la sua unità interiore e la sua vera libertà, che lo rende capace di un servizio responsabile a Dio ed ai fratelli. L’ambito ecclesiale della riconciliazione è ribadito da Paolo ed è postulato dalla nostra appartenenza al Corpo di Cristo contro cui si indirizzano i nostri peccati; è richiesto dalla dimensione sociale dei nostri peccati contro il prossimo. Anche se celebrata individualmente la riconciliazione sacramentale ha sempre un’atmosfera ecclesiale”.
A tutti una buona settimana.
Don Emilio