Cari fratelli,
il clima del Vangelo e della predicazione profetica è spesso pervaso da tensione.
Non è certo la tensione apocalittica di certe sette anche contemporanee, ma è l’appello ad una decisione vitale ed urgente.
Spesso Gesù rimprovera ai suoi interlocutori la non comprensione dei segni dei tempi.
Il primo appello della liturgia di oggi è quello dell’attenzione, della vigilanza e della decisione.
Inerzia ed incomprensione non sono compatibili col cristianesimo che è messaggio della venuta di Cristo e di avvento del Regno.
“Ecco io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io verrò da lui e cenerò con lui e lui con me” dice il Signore.
Nonostante la tensione il messaggio del Vangelo non è quello frenetico ed esagitato degli apocalittici per i quali tutta la storia è sotto il segno del Maligno e tutto l’impegno per il presente è inutile, anzi dannoso.
Il cristianesimo non è una religione-oppio, un’evasione verso un futuro roseo, cercando di bruciare in un grande falò tutte le realtà umane.
Gesù dice esplicitamente che non gli interessa conoscere il giorno e l’ora della fine della realtà creata.
Il presente è invece il seme da cui deve nascere l’albero mirabile del Regno.
Impegnarsi per l’oggi significa costruire il futuro.
Il futuro non è una drammatica corsa verso il baratro del nulla ma è l’orizzonte della luce e della speranza: “risplenderanno come lo splendore del firmamento, come le stelle per sempre” (I lettura).
È comunione con Dio che è luce.
Tenendo davanti agli occhi questa meta, il cammino dell’uomo nella storia acquista senso e speranza.
Domenica prossima con la solennità di Cristo Re dell’Universo si chiude il ciclo liturgico B, mentre tra due settimane, nella prima domenica di Avvento, sarà tra di noi il Vescovo per concludere finalmente la visita pastorale.
A tutti una buona settimana.
Don Emilio