Cari fratelli,
da martedì prossimo iniziamo con il doppio appuntamento pomeridiano e serale la novena dei defunti, questo tempo di nove giorni, durante il quale il nostro pensiero, pieno di amore e di rimpianto, va ai nostri cari che ormai vivono l’eternità in Dio.
E mentre eleviamo preghiere e suppliche al Dio della vita perché abbia pietà di loro, siamo invitati a meditare sulla caducità del tempo e delle cose che ci circondano, destinate a scolorirsi ed a perdere di importanza con l’avanzare dell’età.
Ed ora uno sguardo sulle letture di oggi.
Esse ci dicono che la salvezza è frutto d’amore più che di sacrifici.
La stessa morte di Cristo deve essere letta come donazione, come fraternità con l’umanità per recuperarla a Dio: “offrirà sé stesso in espiazione” (I lettura); “il nostro sommo sacerdote sa compatire le nostre infermità, essendo stato provato in ogni cosa a somiglianza di noi” (II lettura); “il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito ma per servire e dare la propria vita” (Vangelo).
Il codice dell’autorità e della responsabilità cristiana è antitetico rispetto a quello politico basato sul dominio, sul primato e spesso sulla sopraffazione.
E così ogni responsabilità nei vari gradi della Chiesa dev’essere servizio, umiltà, gioia per la crescita dell’altro e per il bene del prossimo. Gesù si fa obbediente fino alla morte, ma la sua morte è segno dell’amore supremo di Dio.
Non ci si salva col dolore; quanto piuttosto con l’amore che permea il dolore.
A tutti una buona settimana.
Don Emilio