Cari fratelli,
con domenica prossima, 12 settembre, torniamo all’orario domenicale consueto con le tre messe alle 8.00, 9.30 e 11.00.
Le letture di oggi ci parlano di speranza.
Il deserto dell’esistenza può fiorire sotto l’azione dell’amore di Dio.
È una fioritura biologica dove ciechi e sordi sono guariti.
L’impegno di Dio per l’uomo è anche fisico.
Ed identico deve essere l’impegno del cristiano per l’uomo.
Giacomo ci dice che in Dio è fondamentale l’attenzione per il povero: nell’Antico Testamento Dio stesso si definisce avvocato difensore dell’orfano, della vedova e di chi non ha alcun sostegno se non in Dio.
Egli ha scelto i deboli e questa estrosa preferenza di Dio dobbiamo tutti condividerla.
Gesù apre gli orecchi ai sordi; ma accanto all’apertura fisica, cioè al risanamento, c’è l’apertura interiore, quella che è scandita dalla professione di fede, anche se ancora imperfetta, presente nel finale del Vangelo di oggi.
Gesù con la sua solita reticenza, tipica del segreto messianico di Marco, ci invita ad un’apertura maggiore, ad una disponibilità sempre più ampia, ad una fede sempre più luminosa.
Nell’itinerario nostro dell’aprirsi alla fede non siamo soli né abbandonati alle nostre energie.
La fiducia in Dio è fondamentale.
Scrive Teilhard De Chardin: “Dio chino sulla creatura che sale fino a Lui, si affatica con tutte le sue forze per renderla felice e poi illuminarla. Come una madre che scruta la sua creatura anche se i miei occhi non sanno ancora percepirlo. Non è forse necessaria tutta la durata dei secoli perché il nostro sguardo si apra alla luce?”
(T. De Chardin: Come io credo).
Don Emilio