08 AGOSTO 2021

Cari fratelli,

nella prima lettura di oggi ci troviamo davanti ad una drammatica crisi di fede in Elia.

Ma anche nel Vangelo siamo davanti alla crisi dei Giudei, che, come i loro padri del deserto, mormoravano contro Gesù.

Queste crisi rattristano lo Spirito Santo (IIª lettura).

La crisi nasce soprattutto dall’insuccesso per Elia, dall’ira per gli efesini e dalla sconcertante umanità di Gesù, figlio di Giuseppe.

Per superare la crisi occorre aprirsi alla lezione interiore del Padre.

La fede resta prima di tutto un dono, un’attrazione interiore, un ascolto della voce intima del Padre e rimane un’opera di Dio.

L’apertura a Dio introduce l’uomo nella vita, tema dominante nella narrazione di Elia (egli rinasce come uomo e profeta) e nel passo evangelico.

Nella terza ed ultima Pasqua del suo ministero Gesù offrirà attraverso l’Eucarestia la vita eterna, anticipazione del banchetto messianico, quando Egli verrà nella gloria.

Ora, in questa seconda Pasqua, citata dal nostro brano, Gesù annunzia questa offerta di vita, di speranza e di amore.

Questa vita deve penetrare in noi, specialmente nei momenti bui della nostra esistenza.

La vita divina offerta dal Pane e dalla Parola è radice di vita morale; è feconda e genera amore ed annulla asprezza, sdegno, ira, clamore, maldicenza e malignità.

La vita divina fiorisce in opere di amore e di giustizia.

La vita divina è radice di immortalità: immersi ed alimentati da Dio, si partecipa alla sua eternità. “Io lo resusciterò nell’ultimo giorno”, dice il Signore.

Don Emilio