25 LUGLIO 2021

Cari fratelli,

la prima e la terza lettura di oggi hanno per tema la moltiplicazione dei pani.

Tutto questo ci porta a meditare sulla fame fisica dell’uomo.

Dio si preoccupa di questa fame.

Nel Salmo responsoriale leggiamo: “apri la tua mano, Signore, e sazia ogni vivente”.

Il profeta Eliseo si preoccupa della fame del popolo.

Cristo sfama la moltitudine.

Il cristiano dunque non può restare indifferente al grido fisico dei poveri, come spesso ricorda papa Francesco.

Ma la fame dell’uomo è anche interiore.

Il tema della sazietà è tipicamente messianico ed è ribadito sia dal miracolo di Eliseo, sia dal miracolo narrato da Giovanni.

La narrazione della moltiplicazione dei pani di Giovanni è costruita sulla filigrana della cena eucaristica.

“Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” dice il libro del Deuteronomio (e che Gesù citerà per respingere le tentazioni di Satana).

In Giovanni Gesù aggiungerà: “Venite a me voi tutti, affaticati e stanchi, e io vi darò riposo”.

Impegno sociale ed impegno spirituale dunque non devono mai essere scissi, pena l’alienazione o la semplificazione della religione.

Un’unità nella fede senza un’unità nell’amore è puramente illusoria.

Cristo non è l’imperatore o il condottiero che la folla sogna, ma non è neppure un mistico separato dal mondo.

La fame dell’uomo è fatta anche di pace ed unità.

Alla sazietà descritta nella prima lettura e nel Vangelo, possiamo accostare anche lo splendido inno all’unità del Corpo di Cristo che Paolo intesse nella lettera agli Efesini.

A conclusione di questa riflessione sulla sazietà fisica e spirituale che Cristo offre al mondo possiamo porre il monito suggestivo che compose quasi cento anni fa il pastore protestante Bonhoeffer, impiccato per ordine esplicito di Hitler: “Noi cristiani non potremo mai pronunziare le parole ultime della fede se prima non avremo pronunziato le parole penultime della giustizia, del progresso e della civiltà”.

Don Emilio