27 GIUGNO 2021

Cari fratelli,

oggi ci viene presentato il volto di Dio secondo una sfaccettatura che tante volte trascuriamo: Dio amante della vita, Dio dei vivi e non dei morti, Dio risurrezione e vita.

Il Dio che tesse con amore la creatura nel grembo della madre (Sal 139), che impedisce che si tocchi il sangue, simbolo della vita di ogni vivente (Gen 9), non può che essere fonte della vita.

All’uomo giusto attribuisce la possibilità di una vita immortale in comunione con lui.

Questi motivi sono appunto al centro della liturgia odierna e devono essere anche al centro dell’impegno del credente nei confronti della vita sia quando essa appare, sia quando essa si sviluppa nel suo percorso terreno, sia nel suo spegnersi fisico, sia nel suo aprirsi in Dio, perché la vita è pur sempre affidata alle mani di Dio.

La morte fisica, quella che S. Francesco chiama sorella morte corporale, è una componente fondamentale del nostro essere creaturale.

Essa però ha due sbocchi: può essere segno di maledizione, come tragico approdo verso l’assenza definitiva di Dio per il peccatore, o segno pasquale dell’incontro con Dio.

Dio ha creato l’uomo per l’immortalità.

“Fanciulla, alzati!” grida Gesù davanti a quella bara.

Mentre Paolo dirà: “Desidero essere sciolto da questo corpo per incontrarmi con Cristo”.

Cristo, raggiungendo nella morte la nostra povertà estrema di creature mortali, ha reso noi ricchi della sua vita eterna e divina.

Per questo l’incubo della morte, pur reale, perché segno del nostro limite di creature, è ora meno tragico, anzi si apre alla speranza che la fiamma di immortalità accesa in noi dal Signore non abbia a spegnersi.

“Laudato si’ mi’ Signore, per sora nostra morte corporale” canta S. Francesco nel famoso Cantico delle creature.

Domenica: in concomitanza delle solennità dei Santi Pietro e Paolo è anche la giornata della solidarietà con la carità del Papa.

Pertanto le offerte raccolte oggi andranno a questo scopo.

Don Emilio