Cari fratelli,
le letture di oggi, II domenica di Pasqua, ci offrono una meditazione sulla fede, esaminata nel suo itinerario difficile e travagliato di Tommaso, celebrata poi nella sua radice nella lettera di Giovanni (chiunque crede è nato da Dio).
Negli Atti degli Apostoli è infine definita nell’oggetto del credere (“rendere testimonianza della resurrezione del Signore Gesù” e “Gesù è il Cristo”).
Diventa così fonte di gioia (“gioirono nel vedere il Signore”; “beati coloro che non avendo visto crederanno”; “questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo in esso”).
C’è inoltre il tema dell’amore, esaminato nell’itinerario spirituale della comunità di Gerusalemme, itinerario che sarà travagliato e conoscerà momenti bui, come è umanamente pensabile, ma che qui è celebrato nella sua radice divina (chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato) e definito nell’oggetto dell’amore (amare i figli di Dio) e considerato come fonte di gioia e di pace (avevano un cuor solo ed un’anima sola).
Soprattutto oggi siamo dunque invitati alla liberazione dall’ossessione delle cose, del verbo avere, dell’oggetto e della proprietà, per riscoprire lo spirito, l’essere, il soggetto e la donazione: “è molto più bello dare che ricevere” (At 20,35).
S. Massimo, vescovo di Torino, così si esprime: “la Pasqua genera la fede e la fede genera amore”.
Don Emilio