Cari fratelli,
la festa di Tutti i Santi ci invita a meditare sulla grande realtà della santità cristiana, che è la totalità nello spirito delle beatitudini.
E quell’atteggiamento di apertura e di donazione che ha per simbolo la fiducia del bambino (Sal 131).
La totalità è povertà in spirito, mitezza, giustizia, purezza, pace e misericordia.
La santità è coscienza effettiva di essere figli di Dio.
Nei manoscritti di Qumram c’è una bella invocazione: “Tu sei un padre per i tuoi figli fedeli; tu esulti su di essi come una mamma sul suo piccino”.
Questa filiazione va però fatta crescere sempre più attraverso una purificazione interiore, perché raggiunga la meta della piena conformazione a Dio allorché lo vedremo così come Egli è.
La santità è pluralità: le vie sono 144.000, come gli eletti dell’Apocalisse.
Ognuno attraverso il suo dono, il suo cuore, il suo riso e le sue lacrime, deve giungere all’Agnello.
Importante è non perdere di vista la meta e non lasciarci schiacciare dalla tribolazione.
La santità è lode, beatitudine, pace.
Lo si vede dal genere stesso delle beatitudini, dal canto corale degli eletti dell’Apocalisse, dalla speranza della seconda lettura.
Già l’antica religione egiziana aveva intuito questa qualità della santità quando faceva scrivere sui frontoni dei templi questa beatitudine, destinata ai fedeli del dio Amon: “Due volte felice chi riposa sul braccio di Amon, lui che si prende cura del silenzioso, che aiuta il povero e che dà il soffio vitale a chi lo ama”.
Don Emilio