Cari fratelli,
con martedì iniziamo la Novena dei Morti.
Siamo chiamati ad un doppio appuntamento nel pomeriggio ed alla sera per dar modo a chi lavora di unirsi, nel sacrificio eucaristico, alla preghiera di suffragio che sempre sale a Dio perché i nostri morti siano liberati da ogni macchia di peccato e possano in tal modo entrare nella gloria di Dio.
Il monito di Cristo, che risuona nel Vangelo di oggi (“date a Dio quello che è di Dio ed a Cesare quello che è di Cesare”), è molto concreto.
Da un lato egli esalta la scelta pratica di pagare le tasse come dovere umano, civile e quindi morale.
Già questo costituisce un’accusa precisa dell’allegra e continua evasione fiscale, praticata senza riserve da molti.
Sotto il simbolo del denaro si riconosce però la legittimità e l’autonomia di tutta la sfera civile e politica.
D’altro canto Gesù afferma con vigore l’autonomia della sfera religiosa e della più generale dignità umana, che non può essere conculcata da nessun potere politico prevaricante.
La totale dedizione a Dio nel campo della coscienza non ammette eccezioni.
Il Cesare divinizzato, ma anche l’interferenza del religioso nel politico sono, quindi, contro la proposta evangelica.
La fedeltà della scelta religiosa è la miglior garanzia per una sana laicità della prassi politica.
Paolo poi, parlando ai Tessalonicesi dell’impegno nella fede, dell’operosità nella carità e della costanza della speranza, ci dice che la fede, se vissuta intensamente, è fermento della storia
Don Emilio