Cari fratelli,
la solennità dell’Assunta ci orienta verso il destino del credente, un destino di vita e di comunione.
Certo, il senso religioso rende vivo anche il senso della morte contro l’ottundimento della superficialità.
Il senso religioso rende vivo anche il senso della vita oltre la morte, dell’incontro con Dio, dell’assunzione con Lui.
Maria è la presenza di Dio in noi perché porta in sé il Cristo.
La donna dell’Apocalisse, l’arca, il cielo, il grembo benedetto, la serva sono simboli e segni di questo intreccio tra Dio e l’Uomo.
In Maria Dio si fa uomo e in Maria l’uomo è chiamato alla comunione con Dio.
La sigla di questa liturgia della vita e della divinizzazione dell’uomo è espressa nel prefazio: “Hai fatto risplendere per il tuo popolo, pellegrino sulla terra, un segno di consolazione e di sicura speranza”.
Le letture della domenica poi ci introducono alla chiamata universale ed universalistica di tutte le genti alla salvezza.
Ci invitano al dialogo, in un cammino di sincerità e di reciprocità.
Il tema del dialogo è certamente una sfida da raccogliere e in questo impegno i cristiani devono abbandonare ogni grettezza.
Il messaggio cristiano è amore e rispetto per ogni uomo; è destinato ad ogni uomo, non solamente ad alcuni; è infine apertura a tutti i valori dell’umanità.
Deve essere condotto, quale esperienza fondamentale della comunità cristiana, con intelligenza, amore e gradualità, evitando lo scoglio del rigorismo integralista e del sincretismo quasi indifferente.
Il dialogo suppone, quindi, pazienza e attesa, sia da parte del cristiano, che deve condividere i tempi di Dio e le sue vie, che non sono mai sempliciste ed irrispettose della libertà umana, sia da parte dei destinatari, che devono imparare ad ascoltare ed a vagliare con l’ansia della ricerca.
La ricerca amorosa e continua, segno di umiltà e di apertura interiore, permette l’incontro, almeno come compagni di viaggio, se non come coinquilini.
Don Emilio