09 AGOSTO 2020

Cari fratelli,

oggi ci viene proposta una grande pagina del 1° libro dei Re: attraverso una manifestazione di Dio a tappe, Elia riceve una nuova missione chiarificatrice sul senso della sua vita.

Dio non è solo il fuoco che sinora il profeta ha annunciato, ma anche la tenera brezza dell’amore e del silenzio.

Alle sorgenti di Israele (il Sinai), nella solitudine del deserto, sotto il segno del vento, che non sai da dove venga né dove vada, Elia scopre un nuovo aspetto del mistero di Dio.

Anche per noi è necessario ritornare più spesso alle radici della nostra vocazione attraverso il silenzio; è necessario vedere altra luce del mistero di Dio nel nostro io.

Ed è così che otteniamo la pace e la forza per riprendere il cammino della vita.

Elia impara nella riflessione a superare le semplificazioni di Dio e ne scopre l’insondabile mistero.

Perde così la visione unilaterale di Dio e degli uomini.

Oggi anche noi siamo invitati a superare noi stessi, per essere aperti, tolleranti, dolci e discreti come il Dio della brezza.

La tempesta non è di Dio, anzi, come insegna il vangelo di oggi, essa è il male che Cristo piega come se fosse una forza demoniaca.

La manifestazione di Cristo, Signore degli elementi, è la celebrazione della fede come lampada della notte oscura, nella tempesta e nello sprofondare della paura.

L’itinerario nostro può essere come quello di Cristo, un cammino sul mare del male, senza inabissamenti, se i nostri occhi ed il nostro cuore sono fissi su di lui.

Paolo infine ci permette di percepire, nella lettura proposta, tutto il suo dolore ed il suo travaglio interiore per l’incredulità di Israele, la sua stirpe secondo la carne, nonostante gli otto privilegi inestimabili che, grazie alla benevolenza di Dio, Israele ha ricevuto.

Don Emilio