Cari fratelli,
la parabola del seminatore, che oggi incontriamo nella nostra meditazione settimanale della Parola di Dio, suggerisce un contrasto piuttosto aspro tra azione di Dio (seme e seminatore) e fallimento umano (i terreni improduttivi).
La Parola ha come sorte più comune il rifiuto e Gesù vuole che la sua Chiesa sia consapevole anche di questo mistero dell’incomprensione, con serenità e pazienza.
Non deve lasciarsi coinvolgere dalla crisi della perseveranza nell’annuncio della Parola.
La parabola, come la bellissima pagina finale del secondo Isaia (1ª lettura), ci suggerisce anche una parola di certezza.
L’efficacia di Dio non si infrange davanti al rifiuto; la sua Parola trova infatti accoglienza nel cuore di pochi, cioè del piccolo gregge, di coloro che accettano con fiducia, entusiasmo ed operosità la buona novella del Cristo.
La storia dei semi è, quindi, un’allegoria della libertà umana e dell’efficacia del Regno.
La Redenzione, che passa attraverso l’accoglienza del Signore, crea un mondo nuovo.
Il piccolo gruppo dei credenti diventa fermento che aiuta il cosmo e l’umanità tutta a liberarsi dagli squilibri e ad orientarsi secondo il piano che Dio ha tracciato.
La liturgia di oggi è anche un grande canto della Parola di Dio, l’evento che raduna le nostre comunità.
Da qui nasce l’importanza dell’accoglienza umana della Parola.
L’uomo non è solo sentimento: è anche intelligenza, volontà e azione.
Tutto l’uomo deve accogliere e lasciarsi invadere da questo seme fecondo.
La liturgia bizantina esclama: “Come sorgente per la vita eterna, tu inondi il mondo con la tua efficace parola, col tuo purissimo sangue e con l’acqua gloriosa del tuo Spirito”.
La messa domenicale ha il compito di farci penetrare sempre più il mistero insondabile di Dio, per trovare la pace che il Signore promette ai suoi seguaci.
Don Emilio