Cari fratelli,
leggiamo oggi una delle rare preghiere di Gesù riferite testualmente dai sinottici (i Vangeli di Marco, Matteo e Luca).
Si tratta innanzitutto di una benedizione, cioè di una preghiera di lode, di contemplazione.
Teresa d’Avila scriveva: “Non stanchiamoci mai di lodare un Re e Signore di tanta maestà, il quale ci ha preparato un regno che mai finirà, in cambio di qualche piccola sofferenza avvolta in mille gioie e che domani avrà termine. Sia Egli benedetto sempre!”
Dovremmo educarci ad una preghiera soprattutto di lode.
La preghiera di Gesù è anche un canto dei piccoli.
Questo infatti è l’atteggiamento genuino dell’orante.
Solamente con l’apertura del cuore Dio risponde alla nostra preghiera, rivelando i segreti del suo cuore, in un dialogo d’amore.
La preghiera così vissuta dà pace; ci si sente accolti da Dio e si dimenticano stanchezza ed oppressioni.
La via migliore per stabilire questo dialogo è offerta dai Salmi, che sono le parole stesse che Dio desidera sentirsi rivolgere, come dice S. Gerolamo, e che dovrebbero diventare la preghiera quotidiana del credente.
La preghiera è vita secondo lo Spirito di Cristo: il testo di Paolo odierno ci spinge, con la menzione di Matteo del giogo leggero, a vedere l’esperienza di fede come un’adesione gioiosa mossa dalla grazia.
Alla religione del precetto si sostituisce la fede nell’amore di Dio.
“La forza dell’amore vince i dolori più atroci” (S. Bernardo), come del resto testimoniano le schiere senza numero dei martiri per Cristo.
Martedì potremo finalmente riaprire l’oratorio, pur con tutte le cautele del caso, dopo mesi di forzata chiusura.
Una Chiesa senza l’oratorio è monca e manca del luogo privilegiato di educazione dei giovani.
Don Emilio