Cari fratelli,
la definizione del Battista (ecco colui che toglie il peccato del mondo) ci presenta Gesù come il liberatore dell’uomo dal male.
Il dramma radicale del peccato del mondo non perde la sua carica, ma è ora impostato su un piano diverso.
Per ogni cristiano il problema centrale dovrebbe essere quello enunciato, un anno prima della sua uccisione violenta voluta da Hitler, dal pastore protestante D. Bonhoeffer: “Il problema che non mi lascia mai tranquillo è quello di sapere che cosa sia veramente oggi per noi il cristianesimo e anche chi sia Cristo. L’interrogativo del cristiano è appunto quello che verte sul Cristo, sul chi sia lui per me”.
Chi ha conosciuto Cristo, come il Battista, lo annuncia al mondo.
Ma molti nostri fratelli non riescono o, peggio ancora, non vogliono ascoltare questo annuncio.
Ed allora potrebbe valere ancora quest’altra affermazione suggestiva di Bonhoeffer: “Invece di parlare di Dio a tuo fratello, perché non parli a Dio di tuo fratello?”
Annuncio e preghiera per il mondo sono due vie della testimonianza cristiana.
Il Battista esclama: “Dopo di me viene un uomo”.
La Parola e la presenza di Dio si radicano nella storia e nello spazio.
L’uomo Cristo soffre e vive la faticosa esistenza dell’uomo.
L’incarnazione è il mistero centrale della nostra fede.
La nostra risposta a Dio, che inizia nel Figlio questo cammino sulla strada del nostro esistere, deve essere quotidiana e concreta; deve essere lavoro e donazione, impegno e giustizia.
In uno dei detti rabbinici del Talmud c’è un’espressione particolarmente limpida e provocatoria: “Se ti viene detto, mentre stai piantando un albero, che è giunto il Messia, finisci prima la tua opera e poi vai a salutare il Messia”.
In questa settimana siamo pure chiamati a pregare per l’unità dei cristiani, perché cessi lo scandalo della divisione e si instauri l’unità voluta da Cristo.
Don Emilio