San Leonardo Confessore (Linarolo), 19 Febbraio 2012
Carissimi Parrocchiani,
dal momento che in questa settimana si apre davanti a noi il tempo della Quaresima mi pare giusto dire al riguardo una parola.
Il tempo della Quaresima è il tempo liturgico che maggiormente richiama ad ognuno di noi l’impegno della conversione. Il cammino cristiano iniziato il giorno del nostro battesimo vuole condurci ad una conformazione sempre maggiore a Cristo che è la verità della nostra vita. Ma proprio confrontandoci con Lui e cercando di imitare il suo esempio scopriamo continuamente la distanza dai suoi sentimenti, dai suoi pensieri, dai suoi comportamenti. Ci rendiamo conto che nella nostra vita rimangono ancora ombre da illuminare, sporgenze da limare: è la lotta inesausta che dobbiamo condurre contro il nostro uomo vecchio succube del peccato, perché abbia ad emergere sempre più in noi l’uomo nuovo generato dalla grazia battesimale.
Benedetto XVI nel suo messaggio per la Quaresima, dopo aver ricordato che la Quaresima”è un tempo propizio affinché rinnoviamo il nostro cammino di fede”, invita a orientare l’impegno di conversione su alcuni aspetti della vita cristiana.
Tra questi insiste in modo particolare sul “fare attenzione” ai fratelli e, quindi, a non mostrarsi estranei e indifferenti verso di loro. “Il grande comandamento dell’amore del prossimo – scrive – esige e sollecita la consapevolezza di avere una responsabilità verso chi, come me, è creatura e figlio di Dio”.
Oggi questa capacità di “fare attenzione” è quanto mai importante e urgente, perché spesso ci si scontra con atteggiamenti di indifferenza e di disinteresse verso gli altri. Affermava al riguardo Paolo VI: “Il mondo è malato. Il suo male risiede meno nella dilapidazione delle risorse o nel loro accaparramento da parte di alcuni, che nella mancanza di fraternità tra gli uomini e tra i popoli” (Populorum Progressio, n. 66).
Quale la causa di tutto questo? – si domanda Benedetto XVI. Ed ecco la risposta: “Sono spesso la ricchezza e la sazietà, ma è anche l’anteporre a tutto i propri interessi e le proprie preoccupazioni”. Non bisognerebbe mai arrivare al punto di essere incapaci di ‘avere misericordia’ verso chi soffre; purtroppo, però, il nostro cuore può “essere talmente assorbito dalle nostre cose e dai nostri problemi da risultare sordo al grido del povero”.
Il Papa incoraggia a risvegliare in noi l’atteggiamento del “fare attenzione” ricordando la beatitudine che Gesù ha promesso a “coloro che sono nel pianto”, cioè a coloro che sono in grado di uscire da se stessi per commuoversi del dolore altrui. E conclude: “L’incontro con l’altro e l’aprire il cuore al suo bisogno sono occasione di salvezza e di beatitudine”.
Don Luigi Pedrini