Cari fratelli,
prendendo spunto dallo splendido inno paolino della prima lettura, siamo invitati a sigillare l’anno liturgico e ad aprire il successivo alla luce di Cristo.
La pietà, la liturgia, la fede, la morale devono essere radicalmente centrate sulla luce di Cristo.
Egli è il centro nodale della storia, della vicenda personale di ognuno di noi e del cosmo intero.
Questa centralità, questa funzione cardinale non è espletata in maniera imperiale, ma attraverso una donazione d’amore totale.
Il Cristo Re, come ce lo presenta Luca, è colui che si erge su di un patibolo da schiavi, circondato da insulti, relegato tra gli scarti dell’umanità, proteso in un gesto di perdono.
S. Kierkegaard ci ha lasciato questa bellissima preghiera: “Signore Gesù, gli uccelli hanno il loro nido e le volpi le loro tane, ma tu non hai ove posare il capo. Tu non hai avuto un tetto su questa terra: tuttavia tu eri l’unico luogo segreto in cui il peccatore potesse trovare rifugio, anche oggi tu sei il rifugio. Quando il peccatore corre a te, si nasconde in te; è nascosto in te; allora egli è eternamente difeso, perché l’amore copre una moltitudine di peccati”.
Da questo amore nasce la riconciliazione di tutte le cose, celesti e terrestri.
La croce di Gesù Re è il raccordo tra finito ed infinito; è la struttura che coordina i dispersi figli di Dio e le frammentarie realtà del tempo e dello spazio.
La celebrazione odierna diventa allora un canto di speranza e di fiducia.
Presi dalle nostre contraddizioni e dai nostri limiti di creature, ritroviamo una luce, un senso nell’esistere; ritroviamo la pace.
Nell’attesa di ascoltare quelle parole decisive: “Oggi sarai con me in Paradiso”.
E allora comprendiamo che la regalità di Cristo non ha nulla delle regalità di questo mondo, nutrite ed alimentate da un delirio di onnipotenza, di grandezza e di dominio.
Mentre il regno che Cristo vuole instaurare è un regno di servizio e di amore verso Dio certamente, ma che si dilata verso tutti i fratelli, perché dall’amore col quale ci amiamo gli altri riconoscano l’amore verso Dio che è in noi.
Don Emilio