Cari fratelli,
questa domenica ci invita a ricordo di S. Leonardo, nostro patrono assieme alla Vergine del S. Rosario.
Celebrare il proprio patrono è un po’ celebrare la nostra comunità, che lo ha scelto come particolare intercessore presso il Signore.
A lui si sono rivolti con devozione singolare quanti ci hanno preceduto.
Lui hanno pregato per ottenere aiuto e protezione.
Noi seguiamo l’esempio di quanti in lui hanno confidato, nella fede che ci è stata trasmessa.
Vogliamo pure ringraziare oggi il Signore per i doni della terra ed i benefici ricevuti in questo anno.
Oggi le letture ci ricordano che la speranza relativizza il presente.
Ogni esistenza cristiana, per poco che voglia essere autentica, rimane sotto il segno dell’esodo, del vivere all’aperto, lontano da ogni riparo sicuro.
La fede assume perciò un carattere relativizzante e in qualche modo destabilizzante nei confronti di tutto ciò che sul cammino del credente si presenta con la presunzione dell’assolutezza e della stabilità.
Il cristiano non può attardarsi a stabilire alleanze definitive che lo distraggano dal suo cammino.
Può farsi compagno di strada di altri che pure siano disposti a fare qualche tratto di strada, ma là dove gli altri si arrestano, egli deve proseguire perché la sua meta è sempre lontana.
La speranza poi dà sostanza al presente, lo rende fecondo ed importante.
L’uomo è strappato alla morte ed è tutto intero recuperato a Dio ed in Dio.
Questo è il canto paolino della redenzione cosmica, che abbraccia tutte le dimensioni dell’essere creato per ricondurle a Dio.
Anziché essere alienante (come vorrebbero talune filosofie), l’attesa del futuro alimenta e stimola l’impegno nel presente e ne sana i limiti; ne cura le ferite e ne sazia le tensioni.
I cristiani nel mondo diventano, allora, profeti della vita, della gioia e della fiducia.
Don Emilio