Cari fratelli,
leggeremo nel vangelo di oggi la conversione di Zaccheo, l’odiato esattore delle imposte per conto dei romani.
Su questa conversione nessuno avrebbe scommesso: non certamente i sacerdoti ebraici e, forse, nemmeno Gesù stesso.
Ma come il Signore stesso dice: “quello che è impossibile agli uomini è possibile a Dio”; ed ecco il miracolo della conversione.
Con il perdono si apre una nuova vita per Zaccheo.
Fare l’esperienza del perdono vuol dire incamminarsi su una strada di gioia e di donazione.
Se il peccato è una realtà paralizzante, il perdono invece è vivificante.
La conversione cristiana infatti non è un atto rituale ma vitale; comporta una nuova opzione per Dio e per il prossimo, una nuova nascita, una nuova creatura.
Fiorisce così un’etica cristiana, un impegno per la giustizia e per la costruzione di un nuovo ordine di rapporti.
Si costituisce una nuova comunità umana.
La riconciliazione spezza la solitudine del peccato e ci apre agli altri e all’Altro.
Bisogna scommettere sempre sulla bontà ultima dell’uomo, condividendo l’ottimismo di Dio.
Come fa Dio, anche noi dobbiamo “risparmiare tutte le cose perché tutte sono sue, del Signore della vita” (Sap. 11,26) e, quindi, tutte hanno una mirabile scintilla di luce e di amore nascosta magari sotto le incrostazioni della miseria e del peccato.
Don Emilio