Quegli disse: <<Lasciami andare, perché è spuntata l’aurora>>. Giacobbe rispose: <<Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!>>. Gli domandò: <<Come ti chiami?>>. Rispose: <<Giacobbe>>. Riprese: <<Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!>>. Giacobbe allora gli chiese: <<Dimmi il tuo nome>>. Gli rispose: <<Perché mi chiedi il nome?>>. E qui lo benedisse (Gen 32,27-30).
San Leonardo Confessore (Linarolo), 05 Febbraio 2012
Carissimi Parrocchiani,
sostiamo ancora sul dialogo che si intavola tra Dio e Giacobbe nella notte della lotta misteriosa. Al centro del dialogo sta, oltre al cambiamento del nome di Giacobbe, il tema della benedizione. Quanto al nome già abbiamo detto; ora ci soffermiamo sulla benedizione.
Giacobbe chiede allo sconosciuto di sapere il suo nome e che gli dia la sua benedizione. Questa richiesta di essere benedetto testimonia un uomo che si è arreso e che, d’ora in avanti, non vuole più riporre la fiducia nelle proprie sicurezze umane, ma abbandonarsi alla fedeltà e alla benevolenza di Dio.
La richiesta è accolta a metà: non gli è concesso di sapere il nome, ma gli è concessa la benedizione. Da adesso Giacobbe sa di poter contare sulla fedeltà di Dio: anche se dal combattimento esce claudicante, non importa. Sarà un uomo zoppicante, ma pur sempre benedetto da Dio.
Così, Giacobbe che ha sempre vissuto nei suoi calcoli umani, adesso, improvvisamente, si apre al mistero di Dio. Dio, già nella notte del sogno, aveva fatto irruzione nella sua vita; ma, poi, era rimasto come nell’ombra agli occhi di Giacobbe, quantunque l’abbia accompagnato in tutto il suo cammino. Ora, Dio torna a manifestarsi e Giacobbe lo accoglie con una disponibilità totale..
Proprio in forza di questa accoglienza, Giacobbe diventa a pieno titolo il terzo anello di quella discendenza che, a partire da Abramo, si prolungherà nel tempo per arrivare fino a Gesù, cioè al dono del Figlio.
Allora Giacobbe chiamò quel luogo Penuel <<Perché disse ho visto Dio faccia a faccia, eppure la mia vita è rimasta salva>>. Spuntava il sole, quando Giacobbe passò Penuel e zoppicava all’anca (Gen 32,31-32).
Secondo la tradizione biblica, Penuel significa “volto di Dio”. Giacobbe ha avuto il singolare privilegio di stare alla presenza di Dio e, tuttavia, ha avuto salva la vita.
Intanto, le ombre della notte si diradano, ormai è imminente il sorgere della luce che ridà alle cose i giusti contorni e fa in modo che non incutano più paura. Giacobbe ora è pronto per incontrare il fratello. Grazie a quello che ha vissuto nella notte, grazie all’incontro con Dio, ormai la luce ce l’ha dentro. Ha contemplato il volto di Dio e, per questo, ora, il volto di Esaù non fa più paura.
Don Luigi Pedrini