Cari fratelli,
la Quaresima volge rapidamente al termine.
Domenica prossima inizieremo la grande settimana, che, per antonomasia, è chiamata santa.
In essa rivivremo il mistero centrale della nostra fede: la passione, la morte e la resurrezione di Nostro Signore.
Non è semplice memoria dell’evento fondante la nostra fede, ma memoriale, cioè riattualizzazione di ciò che è accaduto a Gerusalemme in quella Pasqua, così simile alle altre, tante volte celebrate, di quasi due millenni fa.
Oggi, quinta domenica di Quaresima, ascolteremo la parola vigorosa di Isaia.
L’esodo dall’Egitto diventa l’archetipo nel secondo esodo dalla schiavitù babilonese e viene proteso verso un futuro glorioso.
La salvezza presente si popola così di simboli della splendida era messianica, della quale il profeta diventa l’evangelista.
Paolo ci dirà invece di ritenere tutto spazzatura, una perdita, a motivo di Cristo.
Per guadagnare Lui, per rendersi conforme a lui, egli rinnega tutto il suo passato di ebreo zelante, perché Cristo lo ha illuminato sulla strada di Damasco.
Nel Vangelo troveremo invece l’episodio dell’adultera.
La parola di condanna pronunciata contro di essa dai farisei di ogni tempo, negatori di ogni perdono, è annullata da quella frase di Gesù: “chi è senza peccato, scagli la prima pietra”.
È come una spada che penetra fin nelle profondità le coscienze abolendo in tal modo tutte le miserie e le ipocrisie.
Don Emilio