Carissimi Parrocchiani,
continuiamo il commento al Salmo 63. Dopo avere considerato la prima parte (vv. 2-4) nella quale Davide in un contesto di solitudine e di abbandono, confessa il suo desiderio, la sua ‘sete’ di Dio, ora consideriamo la seconda parte (vv. 5-9) nella quale egli pregusta nella speranza l’esaudimento del suo desiderio. Si parla, infatti, di una fame pienamente saziata: Come saziato dai cibi migliori (v. 6).
Questa sazietà nasce dalla speranza che Dio riempirà la sua solitudine con il dono della sua presenza fedele e apre il cuore di Davide a una lode che sgorga spontanea proprio al pensiero di ciò che Dio farà in suo favore: Ti benedirò per tutta la vita, nel tuo nome alzerò le mie mani, […] con labbra gioiose ti loderà la mia bocca (vv. 5-6).
Non solo la speranza per il futuro che è nelle mani di Dio dà voce alla lode del cuore, ma anche il ricordo per il bene che in passato ha ricevuto da Lui diventa motivo per rendere grazie. Un ricordo che affiora spontaneo specialmente nelle veglie della notte: Quando nel mio letto di te mi ricordo / e penso a te nelle veglie notturne / a te che sei stato il mio aiuto / esulto di gioia all’ombra delle tue ali (vv. 7-8)
Questo particolare del ricordo nella notte è significativo. Sta a dire che quando un credente è interamente affidato a Dio e Dio è diventato tutto il suo bene, allora il ricordo di Dio sovviene anche nelle veglie della notte. In effetti, la notte, con le sue veglie, come attesta bene anche la tradizione cristiana, è il tempo più favorevole per pensare a Colui che da sempre ci ama. I Vangeli riferiscono che anche Gesù amava raccogliersi in preghiera durante la notte.
Il fare memoria di quelle esperienze nelle quali si è toccata con mano la presenza consolante di Dio diventa motivo di esultanza e di pacificazione interiore: Esulto di gioia all’ombra delle tue ali (v. 8). È molto espressiva questa immagine delle ali che proteggono ed esprime bene la consolazione di chi si sente pienamente avvolto della presenza amorevole di Dio.
Davanti a questa presenza Davide dichiara il suo atto di consegna (A te si stringe l’anima mia, v. 9a) e la sua fiducia nella piena affidabilità di Dio (La tua destra mi sostiene, v. 9b).
Nella terza parte del salmo (vv. 10-12), Davide confessa la speranza che Dio abbia a riportare vittoria su tutto ciò che vorrebbe rubargli la speranza e intristire la sua vita – così si può interpretare l’espressione: Quelli che cercano di rovinarmi sprofondino sotto terra (v. 10) – e che questa vittoria Dio la realizzi mediante la forza efficace della sua parola, che come spada a doppio taglio è capace di penetrare anche nella profondità del cuore umano. Così possiamo intendere le parole: Siano consegnati in mano alla spada (v. 11).
Le parole conclusive del salmo: Il re (cioè l’Unto, colui che è consacrato) troverà in Dio la sua gioia, si glorierà chi giura per lui, perché ai mentitori verrà chiusa la bocca (v. 12) possiamo riferirle a ciascuno di noi. Avendo noi ricevuto il battesimo, essendo persone consacrate a Dio, possiamo gioire in Lui e anche gloriarci, cioè rivestirci di gloria, risplendere di luce dal momento che i mentitori sono vinti e più nulla quindi di menzognero e di falsificante può avere il sopravvento su di noi.
Don Luigi Pedrini