13 MAGGIO 2018

Carissimi Parrocchiani,

dopo aver riferito in modo riassuntivo l’evolversi degli eventi che vanno dalla chiamata di Davide a corte fino alla sua salita al trono dopo la morte di Saul, voglio ora soffermarmi su due focalizzazioni all’interno della vicenda richiamata. La prima focalizzazione riguarda l’amicizia che si instaura tra Davide e Gionata; la seconda riguarda la testimonianza virtuosa che il giovane Davide offre nel periodo che precede l’esercizio della regalità.

Soffermandoci ora sulla prima avremo modo di fare anche qualche considerazione sull’amicizia e di metterne in luce la bellezza sia in quanto realtà umana sia in quanto valore vissuto da Gesù stesso e da lui portato a perfezione.

Teniamo presente che nell’Antico Testamento il tema dell’amicizia non è molto sviluppato. Troviamo al riguardo alcune massime nei testi sapienziali e precisamente nel libro di Giobbe (2,12-13; 6,15-30; 19,19), nel libro dei Proverbi (14,20; 15,17; 17,17; 27,5-6); nel libro di Qoelet (4,9-12); nei Salmi (4,10; 38,12, 133). Il testo sapienziale più ricco è il Siracide (cfr. a d esempio 6,5-16; 7,18). A questi testi la Scrittura aggiunge anche l’insegnamento che si può ricavare da un caso esemplare: quello dell’amicizia tra Davide e Gionata.

Si comincia a parlare di questa amicizia dopo la sfida e la vittoria di Davide su Golia. Gionata è il figlio primogenito di Saul: come tale è il legittimo erede al trono.

La prima menzione di Gionata la troviamo nel cap. 13 del primo libro di Samuele: Gionata viene presentato come un guerriero valoroso avendo egli sconfitto “la guarnigione dei Filistei che era a Gabaa” (13,2-3).

Il testo biblico riferendo in modo sintetico questa impresa mette in luce sia la determinazione con cui Gionata prende l’iniziativa di scendere nell’accampamento dei Filistei, sia la fede che lo anima. Ne sono prova le parole che rivolge al suo scudiero per incoraggiarlo a non aver paura di scendere con lui nell’accampamento nemico: “Vieni avviciniamoci alla postazione […]. Forse il Signore opererà per noi, perché non è difficile per il Signore salvare con molti o con pochi” (1 Sam 14,6).

Dunque, Gionata ha la stoffa del vero condottiero, del vero re; inoltre, è un vero credente. SI può dire che Gionata ha tutte le carte in regola per essere un segno successore al trono del padre.

Ora la cosa che sorprende è che proprio tra questi due giovani, Davide e Gionata, designati entrambi a succedere al re Saul – Gionata in quanto erede naturale; Davide in forza dell’elezione divina – anziché diventare gelosi l’uno dell’altro e quindi rivali, diventano talmente amici da siglare la loro amicizia con un patto: Gionata strinse con Davide un patto, perché lo amava come se stesso” (1 Sam 18,3). C’è da dire che Davide e Gionata hanno molte affinità in comune, si somigliano tra loro nella nobiltà d’animo, ma non di meno nella fede questo li ha aiutati a sentirsi naturalmente in sintonia l’uno con l’altro. Le parole con cui Gionata giustifica l’iniziativa della sua sortita nell’accampamento nemico rivelano una profonda sintonia con quella stessa fede con cui Davide ha affrontato Golia. Entrambi ripongono la fiducia non nelle proprie forze, non nella propria abilità, ma in Jahwé, Signore degli eserciti. Probabilmente è grazie a questa sintonia interiore che essi, incontrandosi, si riconoscono l’uno nell’altro e si accolgono senza reticenze.

            Don Luigi Pedrini