Carissimi Parrocchiani,
stiamo considerando la quarta scena che prepara al duello tra Davide e Golia. Saul fa chiamare il giovane figlio di Iesse e attraverso il dialogo che segue prende atto che Davide ha maturato la ferma decisione di affrontare Golia in duello.
Saul vorrebbe distoglierlo, ma constatando la sua ferma decisione, gli concede il benestare; si spoglia della sua armatura e la fa indossare a Davide: Saul rivestì Davide della sua armatura, gli mise in capo un elmo di bronzo e lo rivestì della corazza (v. 38)
Ma accade a questo punto qualcosa che non era stato previsto: Davide cinse la spada di lui sopra l’armatura e cercò invano di camminare, perché non aveva mai provato (v. 39a). Dunque, Davide rivestito dell’armatura del re viene a trovarsi in grave difficoltà: la sua inesperienza e il suo fisico non ancora adulto fanno del dono dell’armatura regale più un impedimento che un aiuto. Per questo Davide la rifiuta. Disse a Saul: “Non posso camminare con tutto questo, perché non sono abituato”. E Davide se ne liberò. Poi prese in mano il suo bastone, si scelse cinque ciottoli lisci dal torrente e li pose nella sua sacca da pastore, nella bisaccia; prese ancora in mano la fionda e si avvicinò al Filisteo (vv. 39-40).
Come già accennavo questo particolare dell’armatura ha un alto valore simbolico se si considera il fatto che l’armatura rappresenta il re stesso. Pertanto, nel gesto con cui Saul si spoglia della sua armatura si può leggere una sorta di consegna che egli fa a Davide della propria regalità. Si spoglia della sua autorità e la cede a questo giovane che, a sua insaputa, è stato unto re di Israele.
Ugualmente nel rifiuto dell’armatura da parte di Davide possiamo leggere la sua presa di distanza dalla regalità così come è incarnata da Saul. Saul n el suo modo di vivere la regalità fonda la sua fiducia nell’armatura, cioè sul potere delle armi; Davide invece nell’affidamento a Dio. Con il rifiuto dell’armatura Davide testimonia di voler andare avanti nella sua linea di piccolezza e di serena fiducia nel Signore.
Commenta Costacurta: L’obiezione di Saul, “non puoi andare contro questo filisteo” (v. 33) viene perciò ripresa e confermata da Davide in piena verità: “non posso andare con queste (armi)” (v. 39). Il senso delle due affermazioni è però molto diverso. Saul crede che il ragazzo non possa andare a combattere perché non è addestrato alla guerra, Davide invece dice semplicemente che non può farlo con quell’equipaggiamento. Il “non potere” riguarda i mezzi, considerati necessari dall’uno e superflui, anzi ostacolanti, dall’altro. Perché uno si fida della forza, mentre l’altro si fida di Dio.Sono due diversi modi di porsi di fronte alla realtà che giungono a confronto e, più precisamente, due diversi modi di incarnare la regalità (Con la cetra e con la fionda, pp. 64-65).
Dunque, in questo dialogo tra Saul e Davide, ci sono due regalità a confronto: da una parte c’è Saul che di fatto sta abdicando alla sua funzione di re; dall’altra, c’è Davide che sta assolvendo proprio quello che per sé spettava a Saul: dare coraggio ai soldati perché Dio combatte per Israele. Saul come re dovrebbe prendersi cura del suo popolo, come un pastore ha cura del suo gregge: su questo punto però si rivela mancante. Davide, invece, il pastore di greggi, si sta mostrando capace di fare il re. Siamo a un passaggio delicato dell’ascesa di Davide verso la regalità. Come annota ancora Costacurta, lo scambio delle parti è giunto a un punto di non ritorno” (p. 65).
Don Luigi Pedrini