Carissimi Parrocchiani,
dopo la prima scena rappresentata dalla sfida che Golia puntualmente, per quaranta giorni consecutivi, come una specie di ossessione martellante, ha lanciato contro gli Israeliti; dopo quella che ci ha condotti nell’intimità della casa di Iesse e ci ha riprensentato Davide giovane pastore inviato dal padre al campo di battaglia per portare i viveri ai fratelli e informarsi del loro stato di salute, giungiamo ora alla terza scena che si svolge al campo di battaglia.
Davide sopraggiunge proprio nel momento in cui Golia fa la sua comparsa e torna a fare la sua proposta umiliante per gli Israeliti che si vedono costretti ogni giorno a guardare in faccia alla paura che li tiene in scacco. Il testo riporta a questo punto l’informazione offerta da uno dei soldati: Ora un Israelita disse: “Vedete quest’uomo che avanza? Viene a sfidare Israele. Chiunque lo abbatterà, il re lo colmerà di ricchezze, gli darà in moglie sua figlia ed esenterà la casa di suo padre da ogni gravame in Israele” (1 Sam 16,25).
Queste parole lasciano intravedere il grado di disperazione a cui gli Israeliti sono arrivati dal momento che Saul è disposto a ricompensare assai generosamente chi dovesse rendersi disponibile ad affrontare Golia: oltre a ricchezze materiali, avrà in sposa la figlia del re e la sua famiglia sarà sgravata dal pagamento delle tasse.
La sorpresa di Davide è grande e si esprime in una serie di incalzanti domande che rivelano il suo desiderio di far luce su quanto sta accadendo.
26Davide domandava agli uomini che gli stavano attorno: “Che faranno dunque all’uomo che abbatterà questo Filisteo e farà cessare la vergogna da Israele? E chi è mai questo Filisteo incirconciso per sfidare le schiere del Dio vivente?”. 27Tutti gli rispondevano la stessa cosa: “Così e così si farà all’uomo che lo abbatterà” (1 Sam 16,26-27).
Davanti a questo comportamento di Davide viene da chiedersi quale sia il movente di tanto interesse: è forse la curiosità e la presunzione di un giovincello che in questo modo vuole mettersi in mostra e darsi importanza o è la reazione spontanea di chi si sente chiamato direttamente in causa avendo la consapevolezza che un giorno dovrà essere il capo di Israele?
Stando al rimprovero severo che gli muove Eliab, il fratello maggiore, l’atteggiamento di Davide va letto nella direzione della prima ipotesi. Egli si irritò con Davide e gli disse: “Ma perché sei venuto giù e a chi hai lasciato quelle poche pecore nel deserto? Io conosco la tua boria e la malizia del tuo cuore: tu sei venuto giù per vedere la battaglia” (1 Sam 16,28).
Come si vede il fratello lo canzona per la sua presunzione, lo invita espressamente a non intromettersi nelle cose che non lo riguardano e di pensare, invece, al gregge che deve pascolare. Per lui Davide è un giovane esuberante che necessita di essere ridimensionato. Da notare che il rimprovero è fatto con parole ironiche, pungenti e oltretutto avviene davanti a tutti i soldati.
Davide però non ci sta a questo rimprovero e si difende: “Che cosa ho dunque fatto? Era solo una domanda” e con le sue domande va avanti continuando così a mettere il dito nella piaga.
Si apre a questo punto la quarta scena: Davide, a motivo delle sue domande, viene portato alla presenza di Saul.
Don Luigi Pedrini