22 Ottobre 2017

Carissimi Parrocchiani,

dopo aver riferito la drammatica situazione in cui si trovano gli Israeliti a motivo della sfida lanciata da Golia, ora il testo presenta un cambiamento di scena improvviso e inatteso: dal campo di battaglia ci conduce nell’intimità di una casa. Ed ecco il racconto di questa scena:

12Davide era figlio di un Efrateo di Betlemme di Giuda chiamato Iesse, che aveva otto figli. Al tempo di Saul, quest’uomo era un vecchio avanzato negli anni. 13I tre figli maggiori di Iesse erano andati con Saul in guerra. Di questi tre figli, che erano andati in guerra, il maggiore si chiamava Eliàb, il secondo Abinadàb, il terzo Sammà. 14Davide era ancora giovane quando questi tre più grandi erano andati dietro a Saul. 15Egli andava e veniva dal seguito di Saul e pascolava il gregge di suo padre a Betlemme. 16Il Filisteo si avvicinava mattina e sera; continuò così per quaranta giorni. 17Ora Iesse disse a Davide, suo figlio: “Prendi per i tuoi fratelli questa misura di grano tostato e questi dieci pani e corri dai tuoi fratelli nell’accampamento. 18Al comandante di migliaia porterai invece queste dieci forme di formaggio. Infórmati della salute dei tuoi fratelli e prendi la loro paga. 19Essi con Saul e tutto l’esercito d’Israele sono nella valle del Terebinto, a combattere contro i Filistei”. 20Davide si alzò di buon mattino: lasciò il gregge a un guardiano, prese il carico e partì come gli aveva ordinato Iesse. Arrivò ai carriaggi quando le truppe uscivano per schierarsi e lanciavano il grido di guerra.

 Come si vede il passaggio è molto brusco: improvvisamente lasciamo il campo di battaglia e veniamo a trovarci in una situazione familiare di pace dove troviamo un padre anziano Iesse che ha i tre figli più grandi arruolati nell’esercito di Saul, mentre il più piccolo dei suoi otto figli fa il pastore nella piccola Betlemme di Giuda. Dunque, entra nuovamente in scena Davide. È lui al centro della scena, anche se qui la sua presentazione è fatta un po’ in sordina: di lui si parla in riferimento al padre, ai suoi fratelli e al gregge che deve pascolare.

Possiamo notare l’insistenza sulla giovinezza-piccolezza di Davide: i fratelli Eliab, Abinadab e Samma sono i grandi, quelli che contano all’interno della famiglia. Davide invece è il piccolo che è poco presente in famiglia perché deve andare a curare le pecore al pascolo.

Il v. 15 precisa che egli andava e veniva dal seguito di Saul e pascolava il gregge di suo padre a Betlemme. Questo andare e venire allude al fatto che Davide, come si riferisce nel capitolo precedente, era stato prescelto per dare conforto con la sua musica a Saul nei suoi momenti di crisi depressiva (cfr. 16,14-23). Ma il suo era un andare e venire perché a casa doveva attendere al pascolo del gregge. Anche questa volta l’ambasceria che gli viene affidata è un andare e venire: va per portare cibo, ritirare la paga, informarsi sullo stato di salute dei fratelli e poi tornare a casa per dare notizie. Pertanto, la sua sortita al campo di battaglia non ha nulla di eccezionale e non si prospetta affatto pericolosa: nulla lascia presagire quanto sta per accadere.

Va notata dal punto di vista narrativo la stranezza del v. 16 che affianca alla scena che si svolge in famiglia quella del campo di battaglia. Due scene completamente diverse e si direbbe molto lontane: i loro protagonisti, Golia e Davide, sono estranei l’uno all’altro. In realtà le due scene sono molto più vicine di quanto si pensi: proprio questo ragazzo inesperto d’armi sarà la chiave risolutiva della grave situazione in cui versa l’esercito di Israele. Così Davide, ignaro di tutto, in obbedienza al padre parte per portare ai fratelli cibo e avere notizie di loro. Giunge nella valle del Terbinto proprio nel momento in cui i due eserciti sono sul punto di scendere in battaglia.

 Don Luigi Pedrini