27 Agosto 2017

Carissimi Parrocchiani,

ci introduciamo alla figura di Davide considerando gli eventi relativi alla sua elezione e consacrazione. Tutto inizia con un rimprovero che Dio muove al profeta Samuele: “Fino a quando piangerai su Saul, mentre io l’ho ripudiato perché non regni su Israele? Riempi d’olio il tuo corno e parti. Ti mando da Iesse il Betlemmita, perché mi sono scelto tra i suoi figli un re” (1 Sam 16,1).

            Dunque, Samuele deve smettere di piangere su quanto è accaduto e mettersi invece in cammino verso Betlemme per consacrare il successore di Saul: lo troverà tra i figli di Iesse.

La missione di cui Samuele è investito è alquanto delicata: si tratta di consacrare un nuovo re, mentre Saul è ancora in vita. Un’azione rischiosa, fatta all’insaputa di un re che è già turbato: infatti, Saul sa bene che il suo potere è in pericolo dal momento che Dio l’ha rigettato come re e ha deciso di sostituirlo. Si comprende allora l’obiezione di Samuele: “Come posso andare? Saul lo verrà a sapere e mi ucciderà” (1 Sam v. 2).

Davanti alla paura manifestata dal profeta Dio indica la via d’uscita: “Prenderai con te una giovenca e dirai: “Sono venuto per sacrificare al Signore”. 3Inviterai quindi Iesse al sacrificio. Allora io ti farò conoscere quello che dovrai fare e ungerai per me colui che io ti dirò” (1 Sam v. 3).

Dunque, Samuele non avrà il problema di passare inosservato: si muoverà in modo scoperto. A chi gli chiederà conto della sua visita a Betlemme risponderà di essere venuto per compiere un sacrificio al Signore. E così rincuorato dalla risposta di Dio, si mette in cammino.

Possiamo notare in questa risposta la voluta accentuazione dell’iniziativa di Dio. Lo rivela la ripetizione del pronome personale “io” che per sé non sarebbe richiesta dal punto di vista grammaticale. L’intenzione è di evidenziare che c’è un disegno di Dio su questo giovane prescelto e che Samuele non deve fare altro che rendersi disponibile perché vada a compimento.

In questo modo Samuele si trova suo malgrado a dover ripetere per la seconda volta una cerimonia di consacrazione regale che non avrebbe mai voluto fare. La prima volta perché non voleva che ci fosse un re, e ora, la seconda volta, perché il re che non voleva di fatto c’è e ora consacrare un altro che dovrà sostituirlo potrebbe diventare un serio pericolo qualora la cosa venisse allo scoperto.

Samuele obbedisce, ma nel suo cuore porta un misto di trepidazione e di reticenza. E non è il solo. Anche gli anziani di Betlemme, sorpresi per la sua venuta, gli vanno incontro e gli manifestano la loro preoccupazione. Gli chiedono: “È pacifica la tua venuta?” (1 Sam v. 4b). Gli anziani di Israele sono a conoscenza della rottura che è avvenuta tra lui e il re e questa visita a Betlemme del giudice di Israele fatta senza alcun preavviso suscita in loro qualche apprensione.

Samuele però li rassicura: “È pacifica. Sono venuto per sacrificare al Signore” (1 Sam v. 5) e li invita a partecipare al rito. Con loro, invita pure Iesse e i suoi figli. Ma mentre è in casa di Iesse per formalizzare l’invito procede all’attuazione di quanto il Signore gli ha comandato. Ma di questo riferiremo la prossima settimana.

Don Luigi Pedrini